Italian graffiti

Barolo e tartufo, in fiera ad Alba fino al 18 novembre, saranno pure due buone ragioni per visitare le Langhe in questa stagione. Ce n'è però una terza, altrettanto importante: l'arte, dalla classica alla contemporanea, con opere e installazioni disseminate tra i vigneti, chiesine ristrutturate in chiave pop, un parco della creatività tra sentieri, filari e cascine e una casa a disposizione d'artisti in cerca d'ispirazione.
Per scoprire, in un'edita chiave culturale, quest'angolo del Piemonte, incastonato tra le province di Cuneo e Asti, si parte, in ordine cronologico, dal «Martirio di San Lorenzo» di Tiziano da poco restaurato e in mostra presso il Palazzo Banca d'Alba, per continuare con la retrospettiva dedicata dalla Fondazione Ferrero a Carlo Carrà, con 76 quadri provenienti dai maggiori musei del mondo che ripercorrono l'intensa carriera artistica del maestro piemontese, dal Divisionismo alla fase figurativa, passando per Futurismo e metafisica. Per arrivare ai nostri giorni con «Americans», raccolta di lavori dei cinque statunitensi Jasper Johns, Julian Lethbridge, Ed Ruscha, Kiki Smith e Terry Winters, curata da Bill Kats e proposta nel coro della barocca Chiesa della Maddalena di Alba, uno spazio suggestivo in cui la famiglia Ceretto, con alle spalle una tradizione vitivinicola di tre generazioni, è stata incaricata dalla città piemontese di organizzare esposizioni d'arte contemporanea nei prossimi cinque anni. La famiglia Ceretto - la cui cantina, complesso architettonico con ampie vetrate che si affacciano sulla campagna, è aperta sette giorni su sette per degustazione e acquisto di 16 etichette di rossi e bianchi, con punte di diamante come Barolo, Barbaresco e Blangé - coltiva da sempre il pallino per l'America. Al punto da aver commissionato, nel 1997, a David Tremlett e (su suggerimento di quest'ultimo) a Sol LeWitt la ristrutturazione della piccola cappella di SS. Madonna delle Grazie. Una chiesina mai consacrata e utilizzata sin dai primi del '900 come rifugio per i lavoratori durante i temporali, oggi ammirata, nel suo stile che richiama il «pop», con interni ed esterni dalle tinte vivaci, da chi percorre una delle due passeggiate di tracking tra le colline del Barolo. Un rapporto, quello tra i Ceretto e New York, consolidato nel 2010 quando il curatore Bill Kats organizzò la mostra collettiva «15 artisti per Steven», dedicata alla memoria dell'architetto Steven Shailer. Nell'occasione, molti autori delle opere esposte, da Kiki Smith a Robert Indiana, da Donald Baechler ad Anselm Kiefer e John Baldessari, vennero ad Alba. Per poi tornarci, alloggiando nella «casa d'artista», posizionata in una distesa di 160 ettari di vigneti che, l'azienda vitivinicola ha messo a disposizione, gratuitamente, di creativi, italiani e internazionali, in cerca di ispirazione. E che al momento ospita uno scrittore alle prese con il suo nuovo libro. Intanto, i Ceretto stanno già pensando al prossimo progetto: una fondazione d'arte contemporanea dedicata al vino che parta proprio da un primo nucleo di opere americane. C'è poi un altro nome storico del vitivinicoltura che ha voluto sposare nuove forme d'espressione artistica e regalarle al territorio: Michele Chiarlo, marchio che produce pregiate etichette tra Langhe, Monferrato e Gavi, sotto la guida dell'enologo Stefano Chiarlo, figlio del fondatore, e che ha inaugurato da un anno ,Palas Cerequio (dal piemontese «palas»: palazzo di lusso), il primo relais dedicato ai cru del Barolo, con nove suite, decorate dalle opere di Giancarlo Ferraris e tutte dotate di spa e cromoterapia, una piscina esterna, servizio di navetta per la clientela presso i ristoranti della zona, organizzazione di eventi con chef qualificati e una cantina con oltre 6mila bottiglie, divise in lotti dal 1958 a oggi, delle quali 400 in degustazione. Per promuovere l'area della Barbera,
Michele Chiarlo ha ideato il parco artistico «Orme su la Court», a Castelnuovo Calcea (Asti) ispirato ai quattro elementi fondamentali della natura: terra, aria, acqua e fuoco.

Un percorso di sculture in vetro soffiato o legno che parte dall'aia con personaggi fiabeschi, ad altezza d'uomo, realizzati dall'artista genovese Emanuele Luzzati, scomparso cinque anni fa, per addentrarsi tra vigneti e stradine, con opere che si aggiungono ogni anno, in occasione di una nuova edizione creativa (quella del 2012 è stata intitolata «Humour in vigna, risate tra i filari»).

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