L'esplosione gigantesca di una stella ha illuminato per la prima volta l«'Universo buio»: è avvenuta circa 13 miliardi di anni fa, in un universo giovanissimo che finora si credeva privo di stelle e immerso nella più completa oscurità. È anche l'oggetto più distante mai osservato finora.
«Si pensava che i primi 800-900 milioni di anni l'universo fosse buio, invece non lo è affatto», ha detto Massimo Della Valle, dell'osservatorio di Napoli dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). È autore del lavoro insieme a Guido Chincarini, dell'università di Milano Bicocca, e il coordinatore è Ruben Salvaterra, di Inaf e università di Milano Bicocca.
La scoperta da record, pubblicata oggi su Nature, parla tanto italiano, come gli strumenti che hanno visto questa lontanissima luce, la più antica finora accesa nel cosmo: il satellite Swift, nato dalla collaborazione fra Nasa, Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e Consiglio britannico per le ricerche di Astronomia e Fisica delle particelle (Pparc), e il Telescopio Nazionale Galileo dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), nelle isole Canarie. Il primo strumento ha visto il lampo e il secondo ha permesso di misurarne la distanza insieme al Very Large Telescope (Vlt) dell'Osservatorio meridionale europeo (Eso) in Cile.
«È la prima volta che vediamo un oggetto illuminare l'universo buio», ha detto Della Valle, che con Chincarini è in Cina, a Shanghai, per presentare la scoperta nel congresso organizzato da Centro Internazionale di Fisica Relativistica (Icra) e Osservatorio di Shanghai nell'ambito dell'Anno Internazionale dell'Astronomia.
Il lampo gamma osservato, chiamato GRB 090423, «è l'oggetto stellare più distante da noi nell'universo», ha osservato l'astrofisico Remo Ruffini, dell'università di Roma La Sapienza e presidente dell'Icra. L'universo buio diventa quindi più piccolo: non 800-900 milioni di anni dal momento del Big Bang, ma solo 630 milioni di anni. E potrebbe facilmente diventare ancora più piccolo: «ora faremo più attenzione agli oggetti che sono appena al di sopra della soglia di osservabilità», ha detto Della Valle.
«Finora abbiamo concentrato l'attenzione su eventi più facili da osservare, ma adesso abbiamo visto che si può arrivare a distanze molto grandi». Anche il satellite Swift promette di fare la sua parte per future osservazioni da record: «recentemente si è deciso di rendere lo strumento ancora più sensibile», ha spiegato Chincarini, responsabile scientifico del satellite per l'Italia.
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