Alessandro Parini
da Torino
I buoni sentimenti tipici dei giorni che precedono il Natale non si addicono alla Juventus. Niente regali, insomma. Né al Siena e nemmeno al campionato. Vero che al Delle Alpi arrivava ieri sera una squadra sulla cui panchina, nelle vesti di vice-allenatore, sedeva un certo Antonio Conte (con la maglia bianconera: 5 scudetti, una Coppa Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Coppa Italia, 4 Supercoppe italiane e una Supercoppa europea): ma a Capello e ai suoi prodi non gliene importava granché. Così, alla fine, vittoria numero quindici su diciassette partite di campionato e titolo di campione dinverno conquistato con netto anticipo. Siena battuto 2-0 (testa di Cannavaro, da angolo di Camoranesi; gol del solito Trezeguet) e tanti saluti a chi aveva visto nel pareggio di Roma contro la Lazio un campanello di allarme.
La Juve, almeno per ora, è un trattore che sa anche inserire il turbo e andare a cento allora. Punti deboli? Pochi, soprattutto se devono essere messi in evidenza da una squadra con poca qualità sul terreno di gioco. Con tutto il rispetto, la partita di ieri è parsa a tratti una di quelle partitelle di metà settimana tra la squadra titolare e le sue riserve: Conte, quando la scorsa estate è sbarcato nella città del Palio, si sarà domandato se per caso non ci fosse qualcosa di strano nel ritrovare i vari Tudor, Legrottaglie, Mirante, Paro e Gastaldello. Tutti bravi ragazzi che, come ha detto Capello, «pur se non da Juve, possono ugualmente fare una buona figura in serie A»: era difficile però immaginare che potessero sbarcare nel gelo torinese e tirare uno scherzetto a una Signora che ha iniziato subito con il piede pigiato sullacceleratore, quasi a volere convincere Capello che la serata sarebbe stata tranquilla in attesa delle meritate vacanze. Mirante, che a gennaio potrebbe trovar casa a Palermo, assaggiava una conclusione quasi a botta sicura di Trezeguet dopo una dozzina di minuti. Era già il preambolo del gol, che arrivava subito dopo grazie a una zuccata di Cannavaro su angolo di Camoranesi: la notizia era che non aveva segnato Trezeguet, a segno nelle otto partite precedenti. Il Siena un po stava a guardare e un po no, la Juve ringraziava, si beava di qualche serpentina di Ibrahimovic e prendeva atto di un paio di buoni interventi da parte di baby-Mirante, classe 1983, pronto anche a impedire un autogol di Gastaldello. Il primo tempo era tutto qui, ma poteva bastare. Abbiati nemmeno si spaventava, anche se la difesa correva un piccolo brivido quando Foglio, tra i migliori dei suoi, finiva a terra dopo un gentile abbraccio di Cannavaro: De Sanctis non rilevava nulla e, a dire il vero, lo stesso giocatore toscano non accennava alcuna protesta.
Non avrebbe dovuto sbagliare nulla, il Siena, per uscire indenne dal Delle Alpi: invece succedeva che a inizio ripresa uninvenzione di testa di Locatelli venisse sprecata da Bogdani, lento a girare verso la rete. Era, quello, il segnale che la partita non avrebbe mai potuto finire con un altro risultato che non fosse la vittoria dei campioni dItalia. Quando poi anche Mirante decideva di dare una mano allattacco torinese, calava la mannaia sulle speranze toscane: Camoranesi buttava lì unidea, Trezeguet ci credeva, Mirante usciva male e il 2-0 era servito.
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