Siccome nel calcio, come dice il presidente del Napoli De Laurentiis, ognuno può scrivere «la qualunque», personalmente faccio notare che in questo momento c’è chi ci crede e chi no. Ad esempio: ci crede l’Inter - soprattutto ora che è tornata in testa con la Samp - il cui gol al 93’ del match con l’Udinese non è arrivato per caso. Mourinho ci crede quando dice che la sua Inter cambia se in campo ci sono certi giocatori e la partita di sabato sembra dargli ragione: la squadra può e deve migliorare, ma con Milito e Sneijder - tanto per far nomi - le cose cambiano. Il problema è che gli infortuni, oggi giorno, sono l’architrave di una stagione e quindi a Josè urge preparare i rincalzi ad aumentare la propria autostima. Ci crede un po’ meno la Juve, perché Ferrara non sarà fesso, così come ha fatto sapere al collega interista sabato, ma ieri a Palermo ha visto cose che non doveva vedere, soprattutto in difesa: la facilità con cui il Palermo di Zenga è arrivato dalle pareti di Buffon non è un bel segnale. Così alla fine ci crede sempre la Sampdoria, lì alla pari con l’Inter e che giustamente lamenta un rigore di meno: il Parma ha meritato, ma il fallo su Pazzini era macroscopico. Insomma: per lo scudetto c’è una favorita ma non ancora un padrone.
Diversa è invece la situazione del Milan: Franco Ordine ve ne parla diffusamente, ma l’impressione è che il primo a non crederci troppo sia il suo allenatore. Si è lungamente dibattutto sul fatto se il brasiliano sia acerbo o meno per una panchina importante come quella rossonera: il problema forse invece è che Leo si senta ancora più dirigente che allenatore. Quello che si è visto a Bergamo è davvero poco, certo c’è stata sfortuna, certamente il Milan - con un uomo in più per un’ora - avrebbe potuto vincere. Però così non può bastare e i dilemmi di Leo sono da risolvere in fretta. Non è un segreto, e sul Giornale ne abbiamo parlato ampiamente alcuni mesi fa, che lui avrebbe preferito rimanere dietro una scrivania, che è il suo mondo e la sua realtà. Adesso, con lodevole impegno, difende la sua scelta di aver cambiato idea e il dire «ho preso un impegno e lo rispetterò fino alla fine» gli fa solo onore, così come il rimanere senza voce dopo una partita come quella di ieri. Però allenatori bisogna sentirsi dentro ed è l’ora di crederci.
Infine: può crederci ancora Donadoni? Vista la sua faccia ieri non credo. La «qualunque» in questo caso è scrivere che tra due settimane troveremo Delio Rossi sulla panchina del Napoli. Magari non sarà così, però De Laurentiis ha detto che è arrivato il momento di avviare il suo secondo quinquennio. In sintesi: noi giornalisti cerchiamo il sensazionalismo di un titolo, per lui invece dire se cambia l’allenatore non è la cosa più importante. Vogliamo credergli?
Ps. A proposito del fallo su Pazzini di cui sopra.
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