L’abbraccio di Cassano «Ecco la mia nuova vita»

L’abbraccio di Cassano «Ecco la mia nuova vita»

Sembrava una puntata straordinaria, riuscita benissimo, di “Carramba che sorpresa“. Al posto della mitica Raffaella Carrà, Pippo Sapienza, capo della comunicazione rossonera a far da battistrada e dietro, nella scia, come una vera star, Antonio Cassano di verde militare vestito, col sorriso d’ordinanza e la voglia di tornare al calcio, al Milan, ai campi verdi e agli stadi che lo hanno acclamato e fatto sentire d’improvviso un idolo trasversale da Napoli a Madrid. «Inizia una nuova vita» è stata la sua frase simbolo nel giorno in cui Antonio Cassano è tornato a Milanello per abbracciare il suo Milan e anche il suo passato, interrotto bruscamente da quel famoso micro-embolo che l’ha aggredito al ritorno dall’Olimpico di Roma.
Proprio come una puntata speciale della Carrà, la visita di Fantontonio a Milanello è stato uno show dall’inizio alla fine, secondo la migliore vocazione del nostro che ha avvertito lo stesso batticuore del «primo giorno di scuola», lasciando campo libero alle telecamere di Milanchannel (bravissimi a lasciare l’audio di fondo, ndr) che hanno filmato senza filtri la visita trasformandola in un evento. Il Barcellona può aspettare ancora per qualche ora. Il buon umore di Antonio non è esibito, non è una maschera, semmai è il suo buon umore la notizia più esaltante della giornata, accompagnata da qualche pietosa bugia sul peso che è sempre stato il suo nervo scoperto. «No, il peso è sempre quello» ha detto a Ibra che lo ha preso per le orecchie dopo avergli chiesto dell’aspirina. Non gli ha creduto sulla parola. Ha abbracciato tutti Antonio, dal personale di sorveglianza di Milanello, il famoso Rambo, al direttore del centro, passando per «i due fenomeni», Tassotti e Mentana. Esilarante il siparietto con Gattuso che si è tolto gli occhiali per mostrare il suo stato. «Ho letto che sei migliorato, ma siamo sicuri?» ha chiesto il malandrino scappando via dalla sagoma minacciosa del calabrese. Poi l’abbraccio e le foto con Pato («sei appena tornato e già vuoi fare il titolare!») e quello con Allegri, l’allenatore («speriamo che porti qualcosa di buono»). Nello spogliatoio Cassano ha ricevuto il boato dei suoi sodali: Taiwo ha intonato il coro della curva, Robinho gli è saltato al collo. «Adesso vado a fare il cinema» ha promesso ai fotoreporter.
É stato un bellissimo film, delicato, commovente per certi versi, con quella dedica finale e specialissima, meritata, per Rudy Tavana, il medico. «Questo è l’uomo che mi ha salvato la vita» ha ripetuto il barese prima di sedersi a un tavolino e farsi dettare i compiti dallo stesso medico che gli ha svelato il piano da rispettare da qui ai prossimi mesi per ottenere la famosa idoneità sportiva. «Vederlo sorridere mi ha dato una carica incredibile, non tanto per la partita di mercoledì ma per la vita» la chiosa di Pato. «Sei pronto per giocare?» gli ha chiesto al volo Boateng. «Ma non vedi come son messo!» gli ha risposto al volo Cassano. Non ha perso il tempismo della battuta, presto riguadagnerà il tempismo del cuore e delle giocate col pallone.
É stata l’occasione per cominciare a pensare al Barça e per raccogliere oltre che la riflessione di Pato («si vince giocando da squadra»), anche le frasi distensive di Ibrahimovic dedicate al club che l’ha ospitato due anni fa in Catalogna: «É una sfida emozionante, fantastica, giocheremo contro la squadra più forte al mondo.

Lo era anche quando me ne sono andato e lo spaevo ma è stato meglio per tutti, visti i risultati di entrambi i club è stata la soluzione migliore». Il pensierino finale di Ibra è la promessa di una serata pacifica: «Non c’è niente di personale, non serve dare troppo peso a questa sfida».

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