L’abbraccio con Napolitano: «Caro Silvio, hai la pelle dura»

RomaDue battute così, tanto per rompere il ghiaccio: «Ti trovo bene, si vede che hai la pelle dura», lo accoglie alle 18.30 Giorgio Napolitano. «E sì, presidente. Guarda, ho solo qualche piccolo segno, ci vuole altro per fermarmi», risponde il Cavaliere. Poi subito la ciccia: il fisco, le riforme istituzionali, l’economia, il dialogo possibile con l’opposizione, «purché non vogliano solo perdere tempo». E soprattutto, il pacchetto giustizia: il Pdl l’ha alleggerito, smussando quei punti del processo breve che potevano sollevare obiezioni di costituzionalità. Napolitano non si sbilancia ma alla fine Silvio Berlusconi mostra uno dei suoi migliori sorrisoni: forse ha capito che il Colle non si metterà di traverso, se le cose verranno fatte come si deve. «Con il capo dello Stato - racconta il premier quando esce dal Quirinale - tutto bene. È stato un incontro ottimo, costruttivo. Abbiamo parlato dell’attività di governo dei prossimi mesi, delle cose da fare».
Dunque, in una pungente serata romana, va in scena il «disgelo istituzionale». Il grande freddo che durava da tre mesi, dalla bocciatura del lodo Alfano, e che aveva tenuto incartata la politica italiana, si scioglie in un’ora e mezzo di faccia a faccia. La richiesta era partita venerdì scorso da Arcore, con una telefonata di Gianni Letta. Certo, nel frattempo il clima tra i due palazzi era gradualmente migliorato. C’erano state tre telefonate distensive. La prima di «solidarietà» di Napolitano a Berlusconi, la sera dell’aggressione in piazza Duomo. Poi a Natale lo scambio di auguri. Infine, il 31 dicembre, appena il capo dello Stato aveva finito il suo discorso di Capodanno, il Cavaliere lo aveva chiamato per congratularsi: «Condivido tutto quello che hai detto». Dopo le tante «incomprensioni» si era dunque aperto un filo di comunicazione tra le due massime istituzioni della Repubblica. Mancava solo di vedersi.
Al centro dell’incontro, il programma di governo. Il Cavaliere torna in pista a un mese dal lancio della statuetta in un clima che appare più propizio per intese larghe sui grandi temi e comincia il 2010 illustrando al capo dello Stato l’agenda. Il primo argomento ad essere affrontato è la riforma del fisco: si discute di aliquote, di tempi, di modi. Napolitano invita a non perdere di vista il problema del debito pubblico, la crisi economica globale e l’occupazione. Secondo punto, il Mezzogiorno. Poi la situazione delle carceri, la scuola, l’università. E l’ordine pubblico, con particolare attenzione all’immigrazione e agli scontri di Rosarno: il 21 gennaio il capo dello Stato volerà infatti a Reggio Calabria «per riaffermare i valori di legalità e solidarietà» e la condanna del razzismo.
In sostanza, come raccontano al Quirinale, Berlusconi raccoglie e fa propri tutti i temi principali sollevati dal presidente l’ultimo dell’anno, spiegando come intende metterli in pratica. C’è molta carne al fuoco, ci sono molte riforme in cantiere, Di sicuro il premier si è reso conto che Napolitano può esercitare un ruolo rasserenante per cui gli piacerebbe renderlo compartecipe. L’offensiva diplomatica del Cavaliere non poteva quindi che partire dal Colle.
A Napolitano il premier illustra le direttrici lungo le quali intende muoversi. Le riforme istituzionali resteranno un po’ sospese nelle commissioni parlamentari, visto che siamo già in campagna elettorale per le Regionali. Sulla giustizia invece il capo del governo intende andare avanti. Ma questo resta lo scoglio sul quale rischia di naufragare il timido tentativo di confronto avviato con l’opposizione. Pier Luigi Bersani non pare aver accolto bene le decisioni prese dal vertice di maggioranza: per sedersi al tavolo della trattativa vuole delle contropartite.
Napolitano su questo argomento non si scopre e non promette nulla. «Si è limitato ad ascoltare», riferiscono dal Colle.

L’impressione è che il premier punti comunque a far digerire la sua «blindatura» contro i «processi ad personam» per poi compiere una serie di aperture sui numerosi tavoli di negoziato: bozza Violante, riforme economiche, quoziente familiare, studi di settore, e una complessiva riforma della giustizia: se «inquadrata in una trattativa più generale», il Pd è disponibile a confrontarsi. E Napolitano non metterà ostacoli, purché, come ha detto recentemente, si rispetti il ruolo degli organi di garanzia.

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