Per vedere che tutto funzioni, ogni tanto Claudio Lipodio, fondatore e presidente, se ne esce in piena notte, va in un posto fuorimano, stacca un cavo e chiama i soccorsi. «Finora sono sempre arrivati, attesa massima mezzora». Automobile Club Padania, là dove più del Carroccio poté il carro attrezzi.
Dicono che la domanda di partenza è stata quella classica, molto lumbard: «Ma perché non funziona niente e nessuno fa niente?». Dieci anni dopo tutto funziona, e non solo nei dintorni di via Bellerio. «Abbiamo un punto convenzionato di assistenza ogni trenta chilometri in tutta Europa». Significa che può capitare come è già capitato a una coppia in vacanza in Spagna: auto in panne e il marito con un malore, un mezzo è andato a recuperare la macchina, un aereo pagato dallassociazione ha riportato i coniugi a casa. Costa 50 euro allanno, conta 40 referenti in 32 province sparse in nove regioni, tutte quelle del Nord più Liguria, Toscana e Lazio, tremila soci, 900 iscritti al «registro padano veicoli storici», otto associazioni di settore affiliate, fra cui quella degli «Autisti padani». Loro sono in quindici tutti volontari (Lipodio fa frigoriferi, precisa, non polizze assicurative), perché, per dirla ancora alla lumbard: «Basta farsi il mazzo e tutto è possibile anche in pochi, solo nelle associazioni come lAci che ancora lavorano come quando erano enti dello Stato si pensa che servano migliaia di persone». Di fatto per tutti sta diventando un lavoro a tempo pieno, anche perché le idee non mancano.
Lultima è l«Autovelox busters team». Obiettivo: far rispettare la legge che, proprio in seguito a un emendamento leghista, impone alle forze dellordine di rendere ben visibili i rilevatori di velocità, nella convinzione che «la prevenzione non è oppressione». Chiunque avvisti unirregolarità può fotografarla e inviarla allAcp.
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