Cronache

L’aeroporto va in ferie nel pieno delle ferie

L’aeroporto va in ferie nel pieno delle ferie

Ferruccio Repetti

Aeroporto «Cristoforo Colombo» di Genova Sestri, ore 6 e 30 di un sabato di straordinaria partenza, nel pieno delle ferie estive: il volo Air One per Palermo, via Roma, è annunciato alle 7, imbarco alle 6 e 40, ma i passeggeri-vacanzieri formano ancora un serpentone compatto (e agitato, molto agitato) davanti all’unico sportello aperto nel banco del check in. Controllo nominativo, documenti, emissione della carta d’imbarco, etichettatura e smistamento del bagaglio: l’impiegato fa tutto nel tempo giusto, forse ci mette anche qualcosa di meno, si affanna e suda nonostante l’aria condizionata al massimo, e si becca pure gli improperi delle «vittime» dell’attesa. Ma non basta, i minuti scorrono inesorabili, la vacanza rischia di cominciare col piede sinistro. «Così perdiamo l’aereo» è il coro unanime dei viaggiatori in partenza, un centinaio, molti dei quali vedono già saltare le coincidenze. «Non preoccupatevi, partirete dopo». Appunto. Qualcuno pensa che c’entri l’Air One, visto che il volo è suo, e la compagnia è appena stata censurata e multata dalle autorità preposte ai voli per i ritardi e gli annullamenti che hanno contrassegnato una settimana da incubo. Ma il vettore nega immediatamente: «Tutta colpa dell'aeroporto - è la replica immediata -, noi siamo pronti al decollo, ma un solo sportello per i passeggeri è chiaramente insufficiente». Poco dopo, un'altra difesa a spada tratta. Che ha i toni durissimi dell'accusa a senso unico: «Tutta l'attività di Air One è regolare. I ritardi sono limitati e contenuti a eccezione del volo AP2852 Genova-Palermo, con scalo a Roma, delle ore 7.00, che ha subìto un ritardo perché all'aeroporto di Genova era disponibile un solo addetto al check-in». Solo le rimostranze a tenaglia, passeggeri e compagnia aerea, convincono la direzione dello scalo a prendere provvedimenti: lo comunica la stessa Air One sottolineando che «solo dopo numerose pressioni lo scalo ha provveduto a richiamare altre due persone, una dalla saletta Vip, chiudendola, l'altra dal lost & found», il vano dei bagagli smarriti e ritrovati. Le conseguenze, comunque, restano pesanti: il volo dell'«airone» decolla alle ore 8 e mezza. «E tale disservizio - gira ancora il coltello nella piaga - ha provocato disagi e ritardi su almeno altri due voli. Alcuni passeggeri che dovevano prendere coincidenze su altri collegamenti sono stati riprotetti su voli successivi». Il cronista, intanto, si mette in cerca della versione aeroportuale: compone il numero 010.6015003, poi il 6501715 e il 6015410, suggeriti dal gentilissimo centralino elettronico «senza operatore», ma con musica di sottofondo, per avere informazioni dall'altra campana. I numeri risultano attivi, ma forse il frastuono dei jet copre il debole squillo del telefono. In sostanza: non risponde nessuno. Tentativi ripetuti a intervalli regolari, e regolarmente senza esito. E allora torna in mente che lo scalo di Sestri Ponente - un milione di passeggeri, a fronte di una capacità di oltre due milioni, all'anno: una miseria, tanto da scivolare al 17° posto in Italia a pari merito con Lamezia Terme, dietro Firenze Peretola e anche Cagliari Elmas - è da sempre nell'occhio del ciclone, in particolare per la carenza di collegamenti e il turn over esasperato che contraddistingue le linee, avviate e poco tempo dopo inopinatamente soppresse. Il caso più recente è quello della tratta per Reggio Calabria, lanciata in pompa magna a primavera anche in considerazione del potenziale bacino di utenti (la folta colonia calabrese in Liguria). Solo poche settimane di operatività, poi - come sottolinea il presidente del Circolo «Mediterraneo» Aldo Praticò, consigliere comunale di An - il de profundis improvviso, nonostante i buoni riscontri in termini di numero di viaggiatori. In compenso, si rincorrono le promesse di sviluppo, anche nella prospettiva di arrivare alla privatizzazione (attualmente la maggioranza del capitale, il 60 per cento, è in portafoglio all'Autorità di Palazzo San Giorgio, il 25 alla Camera di commercio e il 15 all'Alitalia). Il progetto è momentaneamente accantonato, ma nel frattempo si discute a fondo - ai sensi dell'Affresco di Renzo Piano - sulla destinazione dell'attuale piattaforma aeroportuale a distripark per container e merci varie. L'architetto ha previsto anche di costruire il «Colombo-bis» sul mare, bello e impossibile più di prima.

Ma di questo passo, si rischia di non averne neanche più bisogno.

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