«L’agenda della politica in mano ai lettori»

«L’agenda della politica in mano ai lettori»

(...) E la politica non può permettersi di perdere il passo con la società civile. Così ha già un’idea nuova in testa. Che parte dal Giornale.
Scandroglio, stanco?
«No, siamo stravolti non stanchi. È stata una campagna bestiale, la vicenda delle firme di Savona, che poi si è per fortuna risolta positivamente, ha portato la tensione alle stelle».
E non finirà domani. Ci saranno conseguenze interne?
«A lavorare si sbaglia. Per questo io oggi voglio solo ringraziare chi ha lavorato con passione. Noi non abbiamo impiegati e funzionari di partito ma volontari con tanto entusiasmo. L’entusiasmo inevitabilmente fa perdere in professionalità, e talvolta gli errori formali ci possono scappare».
Detta così, sembra siate contenti.
«Infatti il bilancio è molto positivo. Da Sanremo a Sarzana abbiamo fatto un lavoro enorme, presentando tanti candidati giovani e di valore».
Eppure si avverte un certo distacco dalla politica.
«Purtroppo queste europee sono ancora legate a una scelta di campo. Noi vorremmo non fosse così, che ci fosse un confronto sulle idee».
E cosa lo impedisce?
«Beh, dall’altra parte avete sentito dei programmi? Io ho solo sentito gossip, attacchi personali, insulti».
E la gente si disamora della politica?
«Intanto cito un episodio che mi capitato venerdì e che mi ha fatto molto piacere. I pensionati dell’amianto mi hanno consegnato una turbina fatta fare in ceramica con la scritta: “I pensionati ringraziani”. Per dire ch in politica, anche nella diversità di vedute, la coerenza e l’onestà pagano. Ne sono commosso. E poi già da oggi lancio un appello a tutti i liguri. Mi rivolgo ai lettori del Giornale che so essere molto pronti a rispondere alle iniziative, a vivere di passione. Ma a chiunque chiedo di segnalarmi un argomento legato al nostro territorio che vorrebbero affrontare. E io mi impegno a organizzare un incontro, un dibattito, un confronto con persone qualificate».
È un appello al popolo del centrodestra?
«No, a tutti. A quelli del centrodestra in particolare chiedo di rivolgersi a un loro vicino di casa, o di ombrellone. E chiedergli di riflettere su quelli che sono stati gli argomenti ascoltati finora e, se è insoddisfatto, di suggerirci un argomento nuovo».
Ma finora, intanto, restiamo agli insulti.
«Magari agli insulti. In questa campagna elettorale, qui in Liguria, abbiamo visto aggredire un ministro in visita nel centro storico e far passare per vittima il suo aggressore. Abbiamo visto la Lega impossibilitata ad allestire un banchetto e un suo militante ferito».
I soliti centri sociali? O la colpa va estesa?
«Sicuramente noi abbiamo una visione diametralmente opposta della politica. Siamo tolleranti, non invasivi, rispettiamo la privacy e i diritti. Mentre non ho certezze ma mi risulta che questi centri sociali abbiano coperture anche istituzionali. Le loro sedi, le bollette, le manifestazioni che fanno sono anche sostenute economicamente da enti locali».
Torniamo alle Europee. C’è una sola candidata ligure per il Pdl, cosa vi aspettate da lei?
«Quando c’è una competizione con le preferenze bisogna accettarne le regole. Non si può pensare che non scattino i giochi legati alle preferenze. E ognuno deve conquistarsi i voti. Ma noi abbiamo sempre scelto personalità di alto profilo al di fuori della politica che hanno avuto bisogno di conoscere la macchina politica e di farsi conoscere».
Riferimenti puramente non casuali a...
«Ai candidati per la Regione, per la Provincia, per il Comune.

Tutte personalità che poi hanno trovato soddisfazione al loro impegno».
È un’offerta di un nuovo posto?
«Una candidatura è la nascita di un rapporto che può durare nel tempo con il partito. Un rapporto osmotico, l’inizio di un punto di intesa».

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