Politica

L’allarme del Polo: «Ci sono pressioni dalla Cassazione»

Calderisi (Rl): «Serve la massima trasparenza sui controlli». Bonaiuti (Fi): «Prodi vuole imbavagliare i tg»

Adalberto Signore

da Roma

Continua su due fronti l’offensiva della Casa delle libertà sulla verifica del voto. Con Silvio Berlusconi che da Porto Rotondo segue passo dopo passo l’evolversi della situazione, in costante contatto telefonico con i suoi collaboratori nonostante il lunedì di Pasqua passato in famiglia in Sardegna.
E se da una parte resta aperto il dibattito sul cosiddetto lodo Calderoli, secondo cui i 45mila voti ottenuti dalla lista Lega Alleanza Lombarda non potrebbero essere sommati a quelli da assegnarsi a Romano Prodi (ribaltando così il risultato delle elezioni), dall’altra la Cdl chiede formalmente agli uffici circoscrizionali delle Corti d’appello di procedere al conteggio «con la massima trasparenza». Un appello lanciato in prima battuta dal coordinatore dei Riformatori liberali Peppino Calderisi. Che non esita a parlare di «pressioni da parte della Cassazione». «In queste ore - spiega - ci sono state delle sollecitazioni su alcune Corti d’appello affinché accelerassero le procedure, cosa che non va certo a favore dell’economia della precisione». Per esempio, continua Calderisi, «molti uffici hanno detto ai nostri rappresentanti che le operazioni sarebbero riprese martedì (oggi, ndr) e invece si sono riuniti già lunedì (ieri, ndr)». Di qui l’appello a una verifica «precisa», anche perché quello in corso «non è il ri-conteggio ma il conteggio ufficiale» visto che «i numeri forniti dal Viminale non hanno alcun valore ufficiale». E, aggiunge il coordinatore di Rl, «dato che lo scarto alla Camera è dello 0,6 per mille, ben sotto la media statistica di errore, è chiaro che questa verifica va fatta senza alcuna fretta: prima sugli eventuali errori materiali nei verbali e poi con le operazioni di quadratura (una sorta di prova del nove tra voti validi, schede nulle, bianche e contestate, ndr)». Posizione, quella di Calderisi, che trova presto sostegno in Forza Italia. Prima per bocca del capogruppo alla Camera Elio Vito, che reputa «necessario che l’operazione di verifica prosegua con serenità e senza pressioni». Poi con il vicecoordinatore azzurro Fabrizio Cicchitto. «Facciamo nostra - dice - la richiesta avanzata da Calderisi affinché si facciano tutte le verifiche indispensabili senza subire pressioni da nessuna parte perché siano affrettati i tempi, compresa la Cassazione».
Insomma, la Cdl chiede cautela e, soprattutto, niente fretta. Perché, come dice Calderisi, «è amica dell’imprecisione», ma pure per rendere sempre più in salita la strada di Prodi verso Palazzo Chigi. È chiaro, infatti, che più l’ufficializzazione della Cassazione slitta verso il 28 aprile (prima seduta delle Camere), meno possibilità ci sono che il Professore possa essere incaricato in quell’unica finestra utile (dovrebbe essere dal 5 al 13 maggio) prima che venga nominato il nuovo capo dello Stato. E più si allungano i tempi, dicono molti nella Cdl, più «Prodi si logora».
Sull’altro fronte, intanto, continua la querelle sul lodo Calderoli. Paolo Bonaiuti attacca direttamente il Professore che aveva parlato di «polemica montata dai tg». «La loro colpa - dice il portavoce del premier - è stata quella di riportare le dichiarazioni di esponenti della Cdl in merito all’impossibilità di computare su scala nazionale i voti di un partito che si è presentato solo in una circoscrizione». Insomma, «Prodi vuole imporre il bavaglio ai tg, quasi una prova di regime». Roberto Calderoli, da parte sua, è fiducioso. «Ho inviato la mia istanza all’ufficio elettorale circoscrizionale che lo deve trasmettere a quello centrale. Adesso - dice l’ex ministro delle Riforme - non resta che attendere». Anche se nel centrodestra c’è n’è più d’uno che nutre qualche perplessità. «Calderoli - dice il segretario della Dc Gianfranco Rotondi - ha ragione ma faccia autocritica. Questa Lega Lombarda ha chiesto l’apparentamento alla Cdl e, ne sono testimone, si sono persino umiliati. Purtroppo, però, c’era il veto della Lega».
E il diretto interessato? L’ex senatore Elidio De Paoli, capolista della Lega Alleanza Lombarda, è cauto: «Per me quei voti sono validi, ma non sono un giurista.

È la Suprema Corte che deve decidere».

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