L’altra Genova alza la testa: «Eccovi la nostra cultura»

L’altra Genova alza la testa: «Eccovi la nostra cultura»

È l’altra cultura, l’altro punto di vista, l’altro modo di vedere le cose. Quello che a Genova non si vede, non si sente e quando parla, o tenta di urlare, viene soffocata. Genova stretta sotto la kultura che si impone come una cappa e che arranca, sta ferma, arretra. Ora l’altro punto di vista prova a mettere fuori la testa, a emergere, a provocare. L’istigazione sta nell’idea dei due deputati liguri del Popolo della Libertà Roberto Cassinelli e Michele Scandroglio di aprire un dibattito. Un ciclo di incontri che partirà il 14 giugno e si snoderà con cadenza bimestrale durante un anno intero in un luogo e con un obiettivo diverso ma un filo conduttore comune: smascherare quello che hanno tentato di far credere fosse la panacea.
«Non siamo una fondazione, tantomeno un’associazione. Semplicemente, io e Scandroglio, vogliamo affrontare temi scomodi mai emersi nella nostra realtà - sottolinea Cassinelli ribadendo come Genova debba affacciarsi a nuovi contesti per non essere una città ridimensionata -. Quando andavo a scuola la popolazione di questa città toccava il milione, oggi siamo a 600mila, i dati della Banca centrale europea dicono che in un decennio potremmo scendere a 400mila. È l’ora di cambiare marcia». Come cambiarla? «Sfruttando il nostro petrolio, quello che abbiamo in casa e che non sfruttiamo: la nostra bellezza, la buona qualità della vita, il patrimonio che è stato dimenticato o nascosto», parola di Scandroglio. Sviluppare il turismo, dunque, ampliando gli orizzonti e portando a confronto lo stile di vita e l’offerta di Genova con quella di altre realtà d’Europa che hanno meno «petrolio» ma lo sanno vendere meglio.
E allora via con la provocazione sull’estetica urbana con l’esempio di Begato quello che all’epoca venne battezzato come la soluzione architettonica all’avanguardia ed oggi si misura con un degrado sociale senza paragoni. Magari messo a confronto con un esempio opposto, la Rapalizzazione tanto invisa alla sinistra: il boom edilizio degli anni ’70 ha permesso la realizzazione di molte seconde case che permettono già alla città del Levante di godere di ottima salute. Poi gli approfondimenti sul centro storico e la movida, unico elemento per tenere viva la nostra città vecchia? Dal cuore della città all’entroterra con il tema della «glocalizzazione» fino ai patrimoni dimenticati puntando l’obiettivo sul Castello della Pietra di Vobbia, una realtà unica ma sconosciuta e senza turisti. «La riflessione verterà anche su questo.

Possibile che la cultura per sopravvivere debba avere sempre bisogno della stampella del finanziamento pubblico? Possibile che i musei siano vuoti e ai tornei di beach volley ci sia il pienone di gente? Bisogna sapersi anche interrogare sul perché certi eventi funzionano ed altri no e premiare le soluzioni vincenti».
Il primo incontro si terrà lunedì prossimo alle 17.30 alla Sala Lignea della biblioteca Berio per la presentazione del libro «La famiglia Grmasci in Russia, scritto da Giancarlo Lehner.

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