L’America mette all’asta il West Gates compra il ranch di Buffalo Bill

Mr Microsoft si è accaparrato la tenuta del leggendario colonnello Cody Ma negli States l’età della Frontiera ha scatenato un collezionismo d’oro

L’America mette all’asta il West 
Gates compra il ranch di Buffalo Bill

Il West non è solo un ideale, una terra di frontiera da scoprire e superare, un non-luogo la cui unica legge è la libertà. E non è solo un’epopea, la più grande storia mai raccontata in una lunga rincorsa dall’Atlantico al di là del Mississippi, fino in fondo al selvaggio Ovest.
Il West è prima di tutto l’età più bella dell’America, quando il continente era ancora un ragazzo ribelle che cercava di capire cosa voleva fare, una volta diventato Grande. E ora che è diventato Grande, Ricco e Potente l’ex moccioso che giocava con le pistole e gli indiani si è messo a raccogliere i pezzi della sua giovinezza, collezionando ricordi per un album virato seppia da cui sbucano saloon e carabine, scout e pionieri, diligenze e speroni, indiani e cercatori d’oro. Ogni frammento di passato messo in salvo, è un emozionante ricordo di gioventù che riaffiora alla memoria, il momento in cui il Paese ha formato la propria identità e il proprio carattere. Ho tanta voglia di West.
Ieri Bill Gates ha fatto sapere di aver acquistato l’Irma Lake Lodge, il ranch appartenuto a Buffalo Bill, alias William Frederick Cody (1846-1917), cacciatore, soldato, esploratore nonché impresario teatrale, una leggenda dentro la leggenda del Far West. Il fondatore di Microsoft, che incidentalmente è anche l’uomo più ricco del mondo, l’americano che più di tutti gli americani ha scoperto e superato la frontiera, ha pagato 9 milioni di dollari per la residenza alla quale il celebre «Colonnello» William Cody, inaugurandola nel 1902, diede il nome della figlia, Irma: poco meno di 500 acri, quattro laghi, tre stagni e un imponente edifico adibito ad albergo a una quarantina di chilometri dalla cittadina che invece porta ancora oggi il vero nome di Buffalo Bill: Cody, nel Wyoming.
Paese dai sogni sconfinati ma dalla memoria corta, l’America da qualche tempo ha iniziato a venerare le vestigia del proprio breve passato: il trapper del XXI secolo è un cacciatore di cimeli. Come J. P. Bryan, di Houston, che ha raccolto un tesoro di oltre diecimila oggetti, che vanno dagli speroni dei cowboy ai quadri a olio della California ai tempi della corsa all’oro. O come l’avvocato Robert Lewis, che ha messo insieme migliaia di fotografie di pionieri, soldati, ferrovie, tepee ed empori dell’Ottocento, o come il banchiere Wesley Brown, banchiere, collezionista di mappe d’epoca, con una particolare predilezione per quelle delle Montagne rocciose.
Per chi non ha conosciuto gli splendori dell’età classica, o il lento scorrere dei secoli dell’Età di mezzo, piuttosto che i fasti del Rinascimento o la geniale follia barocca, anche una tana di coniglio selvatico nelle Basse Terre Centrali oltre gli Appalachi, intorno ai Grandi laghi, acquista la valenza archeologica di un’abbazia romanica. Popolo bizzarro, gli americani. La stella da sceriffo di uno dei grandi miti dell’epopea del Far West, Pat Garrett, nel giugno scorso è stata battuta a un’asta a San Francisco per 100mila dollari: una cifra record giustificata dal fatto - ha ricordato dal banditore - che si trattava della la stella a cinque punte d’oro data a Garrett per aver ucciso William H. Bonney, “in arte” Billy the Kid. Il glorioso reperto se l’è aggiudicato Arnold Duke, appassionato del Maryland del Vecchio West: «Sarà il pezzo forte del museo che sto allestendo», ha detto.
Qualche anno fa, una diligenza del 1874 del tutto simile alla hollywoodiana stagecoach di Ombre rosse fu acquistata per 500mila dollari, e un portagioie di quelli utilizzati dalle signore durante le traversate dei luoghi più selvaggi raggiunse i 12mila. Però tra i pezzi maggiormente richiesti - così spiegano gli esperti - ci sono gli speroni: un paio risalenti al 1880 finemente decorati, della famosa ditta Main and Wincester, di San Francisco, sono stati comprati nel 2003 al prezzo di 17mila e 600 dollari; alla stessa asta un sacchetto porta tabacco che Toro Seduto indossava quando fu ucciso dalla polizia Indiana nel 1890 è stato venduto a 9mila; una sella della tribù Cree del 1890, completamente decorata con perline, è stata battuta a 6mila; mentre una rarissima pistola Colt Single Action che si ritiene sia stata usata durante la battaglia di Little Big Horn del 1876 ha raggiunto i 28mila e 600 dollari.In un’altra occasione invece la bandiera del Settimo Cavalleggieri, quella cucita dalle mani stesse di Elisabeth, la moglie dello sfortunato generale Custer, due anni fa sfiorò il milione di dollari. Eroica memorabilia.
Mentre da questa sponda dell’Atlantico siamo sempre stati, tutti, dalla parte degli indiani - quando ancora si chiamavano pellerossa prima che l’etnicamente corretto li ribattezzasse «nativi americani» - nel lontano Wild West erano tutti, comprensibilmente, con le Giubbe Blu. Nemesi della storia, secondo le attuali quotazioni del mercato antiquario, negli Stati Uniti i cimeli di Cherokee, Apache e Mojave valgono molto più di quelli dei loro antichi nemici, così come quelli dei cowboy. Una camicia Sioux decorata, una tunica Navajo o la fascia di un capo indiano Thingit raddoppiano il prezzo di una pur rara sella Bohlen di uno sceriffo di Tucson, Arizona.
Nel novembre del 2007, a San Francisco, il fucile Springfield di Geronimo fu venduta per 100mila dollari. Nel corso della stessa asta la sciabola del generale Custer superò di poco i 20mila, mentre la doppietta di Wyatt Earp - un mito che nella sua avventurosa esistenza concentrò l’essenza dell’uomo della frontiera americano: cacciatore di bufali, sceriffo, giocatore d’azzardo, ladro di cavalli, gestore di saloon - è stata impallinata per 65mila sporchi, maledetti dollari. OK Corral.
Quella del West americano è una storia da cinema. È il cinema. Eroi, vigliacchi, avventurieri, bastardi, stregoni, giudici, predicatori, cocotte, bari, soldati e pistoleri: un duello tra il Bene e il Male durato un secolo, tirandolo in lungo qualcosa in più: dai primi dell’Ottocento con l’inizio della progressiva occupazione da parte dell’uomo bianco delle pianure a ovest del Mississippi fino alla rivoluzione messicana di Pacho Villa (1878-1923), la cui «Doreteo Arango», una colt Remington calibro 45 che profuma di leggenda e di polvere da sparo, fu venduta, due anni fa, a 18mila dollari.

Poco più di 10mila, nel corso della stessa asta, fu valuta invece la pocket pistol di Calamity Jane, morta serenamente nel 1903, famosa per essere stata il primo pistolero donna della storia. Il vecchio West, del resto, è sempre stato un affare da uomini.

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