L’Amiu chiede alle vedove la Tia già pagata

L’Amiu chiede alle vedove la Tia già pagata

(...) e manda i soldi richiesti. Per capire una logica apparentemente incomprensibile, è meglio fare qualche esempio concreto, di quelli che si sono trovati ad affrontare gli uffici Amiu. Una donna resta vedova nel corso del 2006. Suo marito, a giugno, ha già pagato la Tia per tutto l’anno. Ai primi di febbraio 2007 la donna riceve una fattura dell’Amiu che chiede il «saldo 2006» per la tassa dal primo lulgio 2006 al 31 dicembre. Stessa situazione per un uomo la cui moglie, titolare della fattura Amiu, deve cambiare residenza. Si ritrovano, insieme a decine di altre persone, a protestare. Faticano a trovare spiegazioni. Si sentono dire di tornare, di parlare con la responsabile. Poi vengono informati che l’azienda restituirà i soldi chiesti. Agli eredi del defunto, nel primo caso. Alla moglie che ha cambiato residenza, nel secondo.
Ecco la versione dell’Amiu, convinta che la procedura sia quella giusta. L’azienda vuole che a pagare sia chi effettivamente usufruisce del servizio. E quindi vuole restituire i soldi a chi ha già pagato più di quanto effettivamente usufruito. Sempre riferendosi agli esempi precedenti, chiede i soldi alla vedova che ha prodotto spazzatura nel 2006 per restituirli agli eredi del defunto, e andrà a cercare la signora che ha cambiato residenza per girargli i soldi nel frattempo fatti pagare al marito. «Non possiamo sapere perché una persona lascia l’abitazione, o quali siano gli accordi», spiegano all’Amiu. Ma così facendo vanno di fatto a chiedere agli interessati come stanno le cose in famiglia. Con buona pace della privacy, verificano se magari marito e moglie si stanno separando e quindi si fanno carico di dirimere almeno la questione dei cento euro in più o in meno spesi dall’uno o dall’altro per la Tia. O capiscono se la vedova è l’unica erede o magari i figli stanno litigando per spartirsi gli spiccioli.
Sempre dall’azienda spiegano che la procedura è giusta, perché magari l’appartamento è stato venduto da un proprietario che ha già pagato la tassa per tutto l’anno all’altro che invece dovrebbe partecipare per una quota. Peccato solo che, nell’identico caso di passaggio di proprietà di un’auto usata, l’Aci non si metta a chiedere chi deve pagare il bollo e per quanti mesi, ma si accontenti di verificare che i soldi, per quell’anno, siano in cassa. Semmai toccherà ai due protagonisti dell’affare mettersi d’accordo per eventuali conguagli del bollo. E se questo avviene per un contratto da qualche migliaio di euro, non è strano pensare che chi per una casa trova l’accordo sulla base di centinaia di migliaia di euro, possa ben evitare di litigare per qualche mese di Tia.
«Comunque basta che la persona venga qui a dimostrare di essere la vedova di chi ha pagato, o che chi ha cambiato residenza ci autorizzi a trattenere i soldi già versati a nome del nuovo intestatario e noi annulliamo subito la fattura», garantiscono all’Amiu. Il problema che creano lo risolvono.

Cosa vera e degna di rispetto, ma era troppo difficile aspettare che chiunque avesse voluto chiedere indietro dei soldi si presentasse agli sportelli? Forse ci sarebbe stato un caso su cento, su mille. Cioè cento o mille persone che avrebbero evitato viaggi, scartoffie e seccature.

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