(...) «chiamarsi fuori» dallagone religioso, politico e sociale. Anzi: più cera da discutere, più don Gianni era nel suo, si riconosceva nello spirito battagliero, libero, indipendente, anche se mai per principio, mai per partito preso, e meno che mai per disistima dellinterlocutore. Le sue prese di posizione, anche le più scomode, erano esplicite, a viso aperto, chiare per tutti. In questo senso, sì, era molto genovese, fin dagli anni dellesperienza come consigliere comunale, nelle file della Dc, ben prima di essere ordinato sacerdote. Era il tempo della militanza - arduo ricorrere a questo termine, per uno come don Baget! - nelle file della sinistra democristiana, da oppositore dellappoggio esterno dellMsi alla giunta Pertusio, che successivamente avrebbe aperto allesperienza di centro sinistra. Baget Bozzo era già un personaggio, o meglio una personalità indiscussa, era lanima di Renovatio, trimestrale di teologia e cultura (1966) ispirato dalla Curia, dialogava con i leader della politica nazionale, e da loro veniva consultato. Sarebbe stato così fino allultimo giorno, per chi da lui traeva ispirazione, ma anche per chi ne restava irriducibile avversario pur ammirando e rispettando la sua statura intellettuale. Basta pensare allamicizia con i comunisti e concittadini Gelasio Adamoli e Giorgio Doria maturata nellaula consiliare di Palazzo Tursi. Speciale, assolutamente unico comunque il rapporto col cardinale Giuseppe Siri, che laveva ordinato sacerdote, nel 1967, nella chiesa del Sacro Cuore e San Giacomo di Carignano.
Ecco, era questa la vera cittadinanza anagrafica e sentimentale di Baget Bozzo: il quartiere di Carignano, labitazione di via Corsica dove ha vissuto tutti questi anni, ha ricevuto gli amici, ha scritto pagine indimenticabili di libri e graffianti elzeviri. Fino allalba di ieri, quando se nè andato nel sonno.
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