L’analisi Anche dopo il ritiro gli Usa resteranno i guardiani dell’Irak

La coalizione internazionale impegnata dal 2003 in Irak non esiste più, si è dissolta il 31 dicembre in base a una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che ha posto termine al mandato delle truppe straniere in Irak. Da qualche giorno la presenza di soldati stranieri in Irak è disciplinata da accordi bilaterali tra le autorità di Bagdad e quelle dei singoli Paesi. E a fine di luglio gli unici militari stranieri che rimarranno in Irak saranno quelli statunitensi.
Ancora nel settembre 2008 in Irak erano presenti contingenti di 21 paesi, ma uno dopo l'altro hanno fatto le valigie, ripiegato le bandiere e passato le consegne ai colleghi statunitensi e iracheni. Alla fine di dicembre in Irak c'erano soltanto i soldati americani, circa 145.000, quelli britannici, gli australiani e i piccoli reparti di Estonia, Romania ed El Salvador. Il parlamento iracheno ha accordato a queste forze di restare fino a luglio. Ma nessuno attenderà così a lungo, persino i britannici, che prevedono di avere 4.400 soldati a marzo, intendono accelerare il rimpatrio in modo da scendere a 400 uomini a luglio.
La sicurezza dell'Irak dipenderà quindi esclusivamente dalle forze locali, da quelle Usa e dai contractor, che a loro volta stanno disimpegnandosi, anche a causa del nuovo regime giuridico "iracheno" che ne regola diritti e responsabilità. La "coalizione" aveva in effetti una rilevanza politica e strategica piuttosto che militare già nel 2003, ma ha comunque giocato un ruolo importante. Ora però la situazione è cambiata, l'Irak sta assumendo sempre più la responsabilità della propria sicurezza. Già 14 delle 18 province sono sotto il controllo iracheno e il passaggio delle ultime quattro, compresa Bagdad, dovrebbe aver luogo entro luglio-agosto. Parallelamente la consistenza e la capacità delle forze irachene continua a crescere: l'Esercito conta oltre 190.000 uomini, le forze di polizia, la cui qualità sta migliorando, sono arrivare a quota 400.000 e a queste si aggiungono gli oltre 90.000 appartenenti alle milizie sunnite dei Figli dell'Irak. Solo Aeronautica e Marina hanno ancora ranghi e mezzi del tutto insufficienti.
Al Pentagono sanno perfettamente che se il ritiro delle truppe americane forse potrà avvenire entro la fine del 2011, come concordato, il controllo dei cieli iracheni e delle acque del nord del Golfo Persico resterà a lungo in mani straniere. Si parla già di una mini-coalizione navale, mentre nel settore aereo gli Usa faranno da soli. Questo almeno fino al 2013-2015. Quanto agli americani, Obama ha promesso di ritirare le truppe, ma non è più convinto di riportare tutti a casa entro 16 mesi dall'insediamento alla Casa Bianca.

Per fortuna, perché se si procedesse con troppa fretta si rischierebbe di distruggere i fragili risultati conseguiti. Mentre i militari americani fanno notare che l'accordo bilaterale tra Usa e Irak non stabilisce tappe intermedie per il ritiro, ma solo la data finale. Questa flessibilità è ciò che serve.

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