da Milano
LAntitrust accende un faro sulleditoria. Lindagine avviata dallAuthority presieduta da Antonio Catricalà sarà a tutto campo, e riguarderà quotidiani, periodici e i nuovi prodotti multimediali, dai blog ai giornali on line, tutti nati da una costola di Internet. Proprio «alla luce delle trasformazioni tecnologiche in corso», si legge nel provvedimento, il Garante ha ritenuto opportuno «approfondire lorganizzazione e il quadro giuridico del settore».
Non è la prima volta che lAntitrust si occupa dellargomento - lultima indagine, dedicata alla distribuzione della stampa quotidiana e periodica, si è conclusa nel 2004 - ma a rendere dattualità la questione cè il progetto di riforma delleditoria su cui il governo sta accelerando i tempi. Ieri, il sottosegretario alleditoria, Riccardo Franco Levi, ha annunciato che le audizioni con le parti sociali partiranno nelle prossime settimane e il disegno di legge sarà presentato entro giugno. E lAuthority vuole fare la sua parte, tanto più che la riforma toccherà temi che con la concorrenza sono strettamente collegati, a cominciare dalla liberalizzazione delle vendite dei giornali al di fuori delle edicole.
In particolare, «lattività di distribuzione di quotidiani e periodici - sostiene il Garante - appare caratterizzata da rilevanti distorsioni concorrenziali», tra cui «lesistenza di uneccessiva regolamentazione», criticata anche nelle precedenti indagini dallAntitrust, favorevole invece a un allargamento dei punti vendita.
E sempre in vista della riforma, lAuthority ritiene opportuno esaminare il meccanismo di assegnazione al settore editoriale dei sussidi pubblici - come le cosiddette «provvidenze» ma anche il regime speciale Iva e le tariffe postali agevolate - per valutarne eventuali «effetti distorsivi della concorrenza», soprattutto in rapporto alle «diverse tecnologie e modalità di comunicazione», dove il riferimento è chiaramente alleditoria on line.
Infine, la questione delle «soglie dimensionali per le imprese editoriali», imposte dalla legge 67 del 1987, che vieta a un soggetto di controllare quotidiani per più del 20% della tiratura complessiva dei giornali italiani.
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