L’arcivescovo Scola: «Non si sostituisca a Dio chi fa ricerca medica»

Un invito e un monito. Perché la ricerca deve essere portata avanti «a 360 gradi», ma «il ricercatore deve essere consapevole di non doversi, di non potersi sostituire a Dio». Così il cardinale Angelo Scola, nella sua visita di ieri ai degenti dell’istituto Palazzolo - il centro geriatrico gestito dal 1998 dalla Fondazione Don Carlo Gnocchi, e la cui prima pietra venne posata nel 1937 - ha voluto ricordare il binomio fra carità e competenza.
«Opere come queste - ha spiegato ancora l’arcivescovo di Milano - sono imponenti per la capacità di adeguarsi alle migliori tecnologie nel condividere il bisogno, ma sono anche preziose nel ricordare a tutta la realtà del mondo della sanità e alla ricerca e alla tecnologia che vi si connette qual è la strada di un’intelligenza critica, di un equilibrio». E la strada, insiste Scola, il è «quella di non pretendersi dei».
«Certamente - ha aggiunto il cardinale - le frontiere della ricerca devono stare sempre aperte a 360 gradi, ma il ricercatore deve essere consapevole di non doversi, di non potersi sostituire a Dio che deve per questo fare spazio a Dio nel modo di concepire la sua ricerca ad effettivo servizio dell’uomo. Gesù non ha fatto tanti discorsi sulla sofferenza e sulla morte. L’ha presa sulle spalle, l’ha condivisa. Ha preso sulle spalle il nostro peccato, ha vinto il peccato».
Posti come l’istituto della Fondazione Don Gnocchi, secondo l’arcivescovo, sono «luoghi benedetti che esprimono non solamente la verità dell’esperienza ecclesiale ma nello stesso tempo sono fattori indicativi per la rivisitazione di una società civile in cui la civiltà non sia solo una parola». «In un momento di crisi, in cui diverse regioni del globo sono attanagliate dalla fame - ha sottolineato ancora Scola - ci sono giapponesi e americani che investono miliardi nel tentativo di sconfiggere definitivamente la morte, di trasformar il patrimonio genetico dell’uomo per renderlo immortale e mi sembra un pò un delirio». E da questi «deliri di onnipotenza» ci si preserva ricordando che «Dio è Dio».
Ormai è una tradizione la visita natalizia dell’arcivescovo di Milano all’istituto Palazzolo. Si è trattato della prima volta per il cardinale Scola, che ieri mattina ha celebrato la messa nella chiesa interna alla struttura, che i malati non in grado di muoversi hanno potuto ascoltare con l’interfono. A loro, Scola ha chiesto di essere «lieti» offrendo «i sacrifici e le sofferenze» come ha fatto Gesù: «Se siamo in questo atteggiamento - ha assicurato - la letizia cresce». Il cardinale ha poi visitato alcuni reparti, salutando pazienti e operatori sanitari. Il presidente della fondazione Don Gnocchi, monsignor Angelo Bazzari, gli ha disegnato un quadro delle attività all’estero e in Italia (dove ci sono fra l’altro 30 centri di riabilitazione e rsa), dicendo che ora, con i tagli alla sanità decisi dal governo «siamo in una bufera».
«Questo - ha concluso Scola - è un patrimonio di amore che rende credibile la Chiesa in un mondo che spesso è preconcetto, a causa anche degli errori degli uomini di Chiesa. Non ci sono solo pregiudizi»
Infine, arriva una previsione di monsignor Gianfranco Bottoni, responsabile per la Curia delle relazioni interreligiose, a margine dell’incontro sull’islam avvenuto ieri a Palazzo Reale.

«Non c’è ancora un quadro preciso ma l’investimento dell’arcivescovo Scola sull’integrazione sarà forte e deciso, ci sono tutte le premesse e noi ce lo aspettiamo, dato il suo passato di dialogo interreligioso a Venezia».

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