L’arte contemporanea sa essere anche sacra

Quando ci si imbatte nell’arte sacra contemporanea è difficile sfuggire al seguente vicolo cieco: o quello che si vede non è sacro, oppure non è arte. Purtroppo si è assistito negli ultimi due secoli a un divorzio fra arte e chiesa: un divorzio che ha origini profonde (ci guardiamo bene dall’analizzarle qui), ma spesso ha anche motivazioni banali. Succede infatti che la committenza non si rivolga alla strada maestra dell’arte, cioè ad artisti per quanto possibile storicizzati o comunque conosciuti, ma segua canali diversi.
In teoria questa scelta potrebbe essere un bene, perché serve ad evitare il conformismo. In pratica, però, si è risolta spesso nella produzione di opere anonime, dovute ad artisti dilettanti o inesistenti. Non mancano, per fortuna, tentativi di sanare questo divorzio, doloroso come tutti i divorzi. Citiamo, per limitarci a un solo esempio, la fortunata Biennale d’Arte Sacra, animata dalla Fondazione Stauros.
Un’altra interessante iniziativa è attualmente in corso fino al 25 giugno ad Aosta. Si tratta della vasta rassegna «Arte Cristiana Contemporanea. Dedicata donata consegnata», curata con grande passione e un impegno di lunghi mesi da Andrea Del Guercio. È una mostra che si articola in più sedi, comprende una quarantina di artisti e praticamente coinvolge l’intera città. Il visitatore sappia dunque che per visitarla tutta gli occorrerà parecchio tempo e altrettanta disponibilità a spostarsi: cosa peraltro piacevolissima, perché le sedi della mostra sono collocate all’interno di monumenti insigni come il Museo del Tesoro della Cattedrale e il chiostro di Sant’Orso, oppure in luoghi di fascino naturale come Pila. Merito della mostra è alternare opere di artisti maturi con voci di giovani, e di non essere impostata su un’ideologia, ma aperta a tutte le tendenze espressive.
Vediamone dunque la fisionomia. Nel Museo del Tesoro trovano posto, tra gli altri, Claudio Costa, il noto artista concettuale prematuramente scomparso, Antonio Paradiso e Alex Guzzetti, che ha creato la suggestiva installazione Attraverso la leggenda di Sant’Orso. Nella chiesa di san Lorenzo, da tempo sconsacrata (ma questa mostra sembra trasformarla nuovamente in luogo sacro) e tradizionale luogo espositivo aostano, sono ospitate invece le opere di Renata Boero, Marrocco, Correggia, William Xerra, Pizzi (suo un San Lorenzo piacevolmente e lucidamente ingenuo) e altri. E, ancora, nello scriptorium di Sant’Orso sono raccolti una serie di libri d’artista: ventitré grandi pezzi unici, o a tiratura limitatissima (si veda, per esempio, il libro-scultura di Angela Occhipinti).

Nel Priorato di Sant’Orso segnaliamo un’altra installazione di Adriano Altamira. Infine, nella nuova chiesa di Pila, si può vedere il ciclo pittorico Studium Legendae di Francesco Correggia, affidato al rapporto di simbiosi fra colore e parola.

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