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L’assassino della contessa incastrato dal sangue sul letto

RomaUna macchia di sangue, diversa da tutte le altre, sul lenzuolo con cui la contessa Alberica Della Torre fu strangolata nella sua villa dell’Olgiata il 10 luglio del ’91. Sopra gli investigatori sono certi di aver trovato, a 20 anni di distanza, la firma dell’assassino: il dna di Winston Reves, il domestico filippino della nobildonna, moglie del costruttore Pietro Mattei. «Una prova scientifica devastante», secondo i Ris di Roma, che grazie alle tecniche investigative di oggi hanno trovato tracce fondamentali su uno dei reperti sequestrati nella camera da letto del delitto e già analizzati senza esito quando l’indagine muoveva i primi passi.
In tutti questi anni Winston, ora a Regina Coeli in attesa dell’udienza di convalida, è rimasto in Italia, ha preso la cittadinanza e lavorato, stimatissimo e ben voluto, in diverse famiglie della Roma-bene, compresa quella di Luca Cordero di Montezemolo, alle quali ha sempre raccontato di aver prestato servizio per la contessa all’epoca del delitto. Si è sposato e ha avuto tre figli, un maschio e due femmine, una delle quali è stata chiamata Alberica. Una circostanza che i magistrati ritengono singolare, avendo l’uomo frequentato casa Mattei soltanto due mesi. Martedì la Procura ha deciso di fermarlo nel timore che l’esito degli esami genetici diventasse di dominio pubblico e Winston volasse nel suo paese che, non avendo accordi bilaterali con l’Italia, difficilmente avrebbe acconsentito alla sua estradizione. Ora bisognerà vedere se il gip, che entro domani lo interrogherà, riterrà fondato il pericolo di fuga (che per gli avvocati Mattia La Marra e Andrea Guidi sarebbe inesistente) e convaliderà l’arresto. Il filippino era stato licenziato dalla contessa tre mesi prima dell’omicidio. Venne mandato via ad aprile perché beveva e le chiedeva sempre anticipi, ma Winston continuò a frequentare la villa per svolgere alcuni lavoretti fino a giugno. Per lui, sostengono i pm, non sarebbe stato difficile penetrare in casa: sapeva la combinazione della porta di accesso dal garage, aveva le chiavi del cancello e i due cani, un mastino e uno yorkshire, lo conoscevano e non avrebbero abbaiato vedendolo. Il movente sarebbe economico. Winston e la nobildonna avevano avuto parecchie liti per motivi di soldi. Lui avrebbe dovuto restituirle un milione e mezzo di lire. Ma quel giorno di luglio, quando in villa fervevano i preparativi di una festa, il filippino si sarebbe intrufolato in casa per commettere un furto. Voleva impossessarsi dei gioielli della sua ex datrice di lavoro, sapeva dove venivano riposti (sparirono un anello con brillante del valore di 80 milioni, un girocollo e un paio di orecchini), ma venne sorpreso a rovistare in camera. La contessa reagì e lui la colpì con uno zoccolo e poi la strangolò, sia a mani nude che con il lenzuolo sul quale ora, oltre al sangue della vittima, tra le 51 macchie esaminate, i Ris hanno scovato una traccia ematica il cui dna è risultato coincidente con quello di Winston. Un sangue diluito, perfettamente compatibile con l’abrasione al gomito riscontrata al domestico nelle prime fasi d’indagine, che gli sporcò i pantaloni e che si sarebbe procurato strusciando sulla moquette durante la colluttazione. Contro Winston anche l’assenza di un alibi: all’epoca disse di aver dormito a casa sua e di essere andato ad accudire gli animali della persona per cui lavorava, ma venne smentito. Non si aspettava il fermo martedì quando i carabinieri lo hanno bloccato. Nella notte, dopo il prelievo di un nuovo campione di saliva, è stata effettuata un’ulteriore comparazione che ha confermato la coincidenza al 100 per cento del suo dna con quello trovato sul lenzuolo. Increduli i suoi datori di lavoro: «È un uomo buono, a cui abbiamo affidato i nostri figli».

La moglie ha saputo dalla tv del fermo: «È innocente, mi ha sempre detto che non c’entra nulla con questa storia». Soddisfatto Pietro Mattei: «Così sono state dissipate le insinuazioni e le illazioni infondate sulla mia famiglia».

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