Cronache

L’assessore Ranieri: «Sarebbe stato un convegno da ridere»

«Sapere dove veniamo, su cosa si regge questa democrazia, fa bene a tutti». Parola dell'assessore alla cultura del comune di Genova, Andrea Ranieri, che così si è espresso sui fatti del 30 giugno 1960. Sugli scontri di piazza De Ferrari. Lo stesso gradimento, però, non è riservato al convegno organizzato per ricordare anche l'«altro» 30 giugno da Gianni Plinio. «L'Italia in questo momento non ha bisogno di tragedie riprodotte in farsa - dice l'assessore sul convegno che si sarebbe dovuto tenere all'hotel Bristol, in via XX Settembre -. La loro intenzione era quella di provocare. Ma l'unica reazione sarebbe stata una grande risata». «È evidente che in questa città non c'è democrazia - commenta Gianni Bernabò Brea, gruppo misto -: c'è solo la violenza politica di impedire a chi non la pensa come voi di poter esprimere le proprie idee». Ma l'assessore non ci sta, e per dare manforte al suo discorso, lo condisce di ricordi. «Ero un ragazzo un po' estremista. Mio padre, ex combattente della resistenza, mi fece incornare Giulio Baghino, uno dei fondatori del Msi. Tutti e due sapevano qual'era la differenza tra loro due. Sapevano anche che se erano lì a parlare, era perché aveva vinto mio padre». «Se il sindaco fosse davvero di tutti, non dovrebbe prendere le parti di nessuno - osserva Remo Viazzi, Pdl -. E poi, mi chiedo, è giusto che l'amministrazione paghi per ricordare fatti come questo?». «Il sangue versato è stato tutto nostro - ci tiene a sottolineare Ranieri -. La storia è andata avanti, ma il popolo ha avuto ragione». Poi, è un attimo il balzo dalla storia all'attualità. «Fu in quella occasione che nacque l'idea di un sindacato di polizia - ricorda -. I fatti del G8 di Genova dimostrano che ce n'è ancora bisogno». E a chiudere, tra gli applausi: «La piazza non può essere bella solo quando la chiama Berlusconi». Altro che 1960.
Protesta formato... adesivo Una mano aperta, su cui campeggia una scritta «la finanziaria tocca anche me, ma io non ci sto». L'adesivo - per stampare il quale la giunta del comune di Genova si è autotassata - campeggia in bella vista su camicie, maglie e borse di sindaco e compagnia, in pieno consiglio comunale. E scatta la protesta dell'opposizione. Secondo il regolamento, infatti, consiglieri e assessori sono tenuti a un comportamento rispettoso dell'aula. «E questo gesto non lo è - osserva Matteo Campora, capogruppo Pdl in consiglio comunale-. Le regole ci sono e vanno rispettate. Da tutti». Ma il presidente Giorgio Guerello, facendo riferimento all'articolo 11 del regolamento chiarisce: «Non li ho interpretati come offensivi - dice -. E poi non erano sul volto, o esposti sui banchi. In quel caso, li avrei fatti togliere». Via libera quindi, a tutti i «messaggi indossati?». «Oggi - continua Campora -, si è creato un grave precedente». Pdl, Udc e parte del gruppo misto, hanno abbandonato l'aula in segno di protesta.
Asef In assenza dell'opposizione, è stata votato con 25 voti favorevoli, il passaggio di Asef a Srl.

Mantenendo il livello occupazionale, Asef, si occuperà solo del servizio di trasporto e onoranze funebri, mentre la gestione delle altre attività gestionali sarà ceduta ad Amiu.

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