È l’assistenza a casa la vera Cenerentola della sanità regionale

Ospedali che fanno la parte del leone e pazienti che, una volta usciti, si sentono abbandonati. Mancanza dell’assistenza domiciliare, ma anche insufficienza nell’informazione, comunicazione, nel comfort e personalizzazione delle cure e dell’assistenza sul territorio. E ancora, assenza di servizi essenziali per i non cattolici, come le forniture dei pasti alternativi. Con questi giudizi il II Rapporto Audit civico del Lazio boccia la sanità della regione.
Il rapporto, realizzato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, in collaborazione con la Regione Lazio, è stato presentato ieri a Roma ed è stilato con il coinvolgimento di 120 cittadini che hanno analizzato 111 strutture sanitarie. Cenerentola della sanità laziale è dunque l’assistenza sul territorio, mentre quella ospedaliera è il punto di forza del servizio sanitario regionale, anche se in molte strutture c’è la diffusa presenza di segni di fatiscenza, come all’Umberto I, al San Filippo Neri, all’Oftalmico o al Grassi di Ostia. Sul fronte della sicurezza per i pazienti, va male la Asl di Roma F, mentre hanno un punteggio alto le Asl B, C, H e di Viterbo, oltre al Gemelli e al Bambino Gesù.
«Quello che chiediamo con urgenza alla Regione - dice il segretario regionale di Cittadinanzattiva Giuseppe Scaramuzza - è di strutturare un’assistenza domiciliare 7 giorni su 7. Ciò significa evitare non solo ricoveri impropri, ma sgravare le famiglie da un onere economico e assistenziale pesantissimo, fornire un’adeguata assistenza sanitaria e prevedere nuove modalità di accoglimento per i cittadini di diverse religioni e culture». Secondo lo studio poi con qualche importante eccezione, non esiste una politica di reale coinvolgimento delle associazioni dei cittadini, sia nelle scelte aziendali che nella possibilità di verificare e intervenire sulla qualità delle forniture. Inoltre, ancora troppo poco si fa sul fronte della gestione del dolore, mentre l’attenzione per i pazienti oncologici o affetti da patologie croniche è ancora non sufficiente. La presidente della Regione Renata Polverini che ha ascoltato la relazione, non si è scoraggiata e ha rilanciato: «Deve essere chiaro che in questa Regione l’aria è cambiata». «Tutti devono concorrere al cambiamento, l’obiettivo primario è l’efficienza e l’accessibilità del sistema sanitario ma serve un pò di cuore - sottolinea -. Tutti dobbiamo rivedere i nostri comportamenti perché se questo sistema ha delle criticità vuol dire che non funziona». Secondo la governatrice si può arrivare a un sistema in cui si possono mantenere le eccellenze interrompendo la catena degli sprechi.

Polverini ha affermato di essere già al lavoro ricordando i provvedimenti che hanno già portato risparmi per 250 milioni. «Ci vuole coraggio politico e io penso di averne - conclude - nel Lazio c’è un’occasione che non possiamo farci scappare».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica