L’associazione sarda si ribella allo sfratto del Comune

I sardi non aspettano con le mani in mano che l’ufficiale giudiziario venga a bussare alla porta di via Ugo Foscolo 3, vista Duomo. Prima che arrivi, le tentano tutte e si ribellano a colpi di carte e controperizie all’avviso di sfratto spedito un anno fa (il 25 ottobre) dal Comune. «Facciamo appello al sindaco perché almeno ci proponga un’alternativa - afferma il presidente, Pierangela Abis -. Non si può cancellare l’attività di 40 anni della nostra associazione per un cavillo burocratico». Il Centro culturale sardo è presente a Milano da circa quarant’anni e rappresenta 14mila sardi in città e circa 28mila nella provincia. Al terzo piano della Galleria affitta una superficie di 180 metri quadri - che paga circa 80mila euro l’anno - dal 1981. Negli ultimi anni, «presta» la sede e la balconata che si affaccia su piazza Duomo anche ad Mtv, per poche ore al giorno. Ora: il contratto con Palazzo Marino prevede che l’associazione abbia in concessione la sede fino al 2010. Da 4 anni però il Comune pretende urgenti interventi di rinforzo della pavimentazione, e ha sollecitato a ripetizione i lavori. Il 25 ottobre del 2007 ha sollecitato la onlus a lasciate entro 60 giorni la sede, avvertendo che in caso contrario avrebbe provveduto allo sgombero. La Abis assicura, «quei lavori li abbiamo fatti, c’è solo stato un ritardo e un disguido nel darne comunicazione al Comune». Ha inviato ad aprile la prova fotografica, dichiara che l’associazione è «disponibile a concordare ulteriori interventi migliorativi», ma lo sgombero, ha scritto in una lettera all’assessore al demanio Gianni Verga, «creerebbe un danno gravissimo a tutta la comunità sarda». In mano ha anche una perizia che conferma l’agibilità dei locali «per un carico ripartito di 400 chilogrammi al metro quadro».
«Il Comune - ha attaccato ieri in aula la consigliera del Pd Carmela Rozza - spieghi se c’è l’ha coi sardi o se sull’edificio esiste un progetto che non vuole rendere noto. Il Centro culturale è un’associazione benemerita che ha ristrutturato locali in abbandono e paga ogni anno 80mila euro di affitto, quindi 396 euro al metro quadro.

Il doppio rispetto all’albergo a 7 stelle in Galleria, fermo a 200 euro al metro quadro. Mentre si chiede che la Galleria torni a vivere il Comune manda al circolo la diffida, appigliandosi alla mancata esecuzione di lavori previsti nel contratto. Altri spazi nell’edificio sono nel più completo abbandono».

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