Léon Dehon

Come sapete, la proclamazione ufficiale di questo Beato, già fissata, è stata rimandata perché la solita organizzazione ebraica dell'ultimo tuffo ha scoperto tracce di «antisemitismo» in qualche suo rigo ottocentesco. Sarà. Comunque, l'iter della causa è completo, perciò mi permetto di lasciare le polemiche a chi ha tempo da buttare e metto qui d'ufficio il fondatore di quei Dehoniani il cui nome esatto è Sacerdoti del Sacro Cuore. Nacque nel 1843 a La Capelle, dalle parti di Soissons. Suo padre, «laico», pretese che si laureasse in giurisprudenza, poi lo mandò a viaggiare in Oriente per levargli dalla testa il sacerdozio. Ma quello andò in seminario a Roma e nel 1868 fu prete. Fece lo stenografo nel Concilio Vaticano I, tornò in Francia e cominciò subito a occuparsi degli operai, fondando patronati e addirittura un quotidiano. Devotissimo del Sacro Cuore, nel 1877 pose la prima pietra della sua congregazione, che intese come «riparatrice» delle offese contro quel Cuore. Creò riviste (tra cui La démocratie chrétienne) e pubblicò un Manuale sociale cristiano che ebbe una vasta eco. Il suo nome compare fra i componenti del primo direttivo nazionale della Democrazia cristiana francese.

Scrisse diversi libri, tra i quali ci sono titoli che oggi potrebbero scandalizzare solo chi non conosce la storia del lungo braccio di ferro che contrappose, in quegli anni, i cattolici ai «laici» francesi. Si occupò anche di educazione e di ascetica, pubblicando molto al riguardo. Intanto i suoi missionari si spingevano in Ecuador, Finlandia, Africa, Indonesia. Morì a Bruxelles nel 1925.

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