L’effetto-Grecia frena i profitti delle Generali

Generali passa l’esame della trimestrale, ma il percorso per raggiungere gli obiettivi del 2011 del 2012 non sarà un pranzo di gala. Il gruppo assicurativo guidato dall’ad Giovanni Perissinotto ha chiuso i primi nove mesi con un utile netto in calo del 37,1% annuo a 825 milioni di euro, sostanzialmente in linea con il consensus degli analisti. La Borsa ha apprezzato e ieri il titolo a Piazza Affari ha guadagnato il 2,31% a 12,42 euro.
Perissinotto ha confermato la politica di un payout del dividendo al 40% sottolineando che «il gruppo ha una generazione di risultati operativi e di cash flow che è solida». Le modalità di distribuzione della cedola saranno valutate in sede di bilancio (inclusa la possibilità di un pagamento in azioni).
Il problema di Generali è quello di tutti i gruppi finanziari europei: la crisi. Il calo dell’utile netto è stato determinato da un’incidenza negativa per 328,8 milioni della svalutazione al 60,8% dei bond greci in portafoglio (810 milioni nel trimestre). Svalutati 495 milioni di azioni in portafoglio.
L’allargamento degli spread, in particolare quello dei Btp, ha comportato una contrazione del valore del portafoglio obbligazionario (-1,651 miliardi). Gli acquisti di titoli italiani, ha spiegato il direttore finanziario Raffaele Agrusti, proseguiranno sia perché c’è fiducia sia per evitare rischi legati alla durata. «A fronte di 100 miliardi di riserve tecniche in Italia, abbiamo la metà di governativi», ha precisato spiegando che Generali sta diversificando sul corporate.
Occorre osservare che il risultato operativo nei primi 9 mesi si è mantenuto stabile (-1%) a 3,1 miliardi di euro grazie all’ottimo andamento del segmento Danni (+36,4% a 1,2 miliardi), mentre nel segmento Vita si è registrata una flessione (-14,1% a 1,9 miliardi). Il trend riflette lo status della raccolta premi che si è attestata a 51,3 miliardi (-4,6%) con un’ottima performance dei Danni (+2,3% a 16,5 miliardi) e un diverso indirizzo del comparto Vita verso prodotti a più alta redditività (-7,7% a 34,4 miliardi). Una politica riscontrabile nell’andamento dei nuovi premi Vita (-48% a 6,5 miliardi). Il patrimonio netto è diminuito del 9,4% su fine 2010 a 15,8 miliardi a causa della flessione della riserva utili da attivi disponibili per la vendita.
I risultati pongono al top management (Perissinotto, Balbinot e Agrusti) sfide molto complesse che vanno al di là della politica di remunerazione. In primo luogo, il risultato operativo 2011 dovrebbe attestarsi nella fascia bassa del range 4-4,7 miliardi. «Confermiamo l’obiettivo, tenuto conto dell’ottimo andamento dei rami Danni su cui siamo ottimisti nell’ultimo trimestre», ha specificato Agrusti ammettendo che la volatilità rende «eccessiva» la stima di 4 miliardi di free capital nel 2014.
L’altra problematica riguarda il solvency ratio (l’indice di patrimonializzazione) sceso dal 132% di fine 2010 al 118% di settembre (115% la situazione attuale), ma al 122% con l’applicazione del decreto anticrisi. «Il 118% riflette le regole italiane più restrittive che creano disparità concorrenziali molto forti in Europa», ha spiegato Agrusti riferendosi al tetto sulle plusvalenze da dismissioni immobiliari.

Una stretta regolamentare che potrebbe costringere gli assicuratori alle stesse misure intraprese dalle banche: le ricapitalizzazioni. Un’ipotesi da scongiurare per il Leone di Trieste. Resta in stand-by, a causa dell’incertezza di mercati, la joint venture con la banca russa Vtb per la distribuzione di prodotti assicurativi.

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