Politica

L’ESECUTIVO A DUE PEDALI

Mentre Prodi e il suo governo si prendono una prima legnata dall’Osservatore Romano, finora amichevole, indignato per il comportamento del ministro Mussi (cosa che spacca ancora di più i cattolici e i laici all’interno dell’Unione), si profila pesantemente il criterio con cui il famoso esperto di spiritismo intende governare. E cioè con una tecnica nuova e rivoluzionaria nella storia delle democrazie parlamentari tanto che la si potrebbe tranquillamente definire un colpo di Stato strisciante. Il criterio consiste nell’uso di due pedali alternati. Il primo, la frizione per evitare disastri, è la messa in vacanza del Parlamento, di cui la carica dei 102 allegri componenti del gabinetto non sentono affatto il bisogno.
Come è noto in una riunione conventuale e gastronomica i tecnici del guasto costituzionale decisero di limitare le leggi e moltiplicare regolamenti e norme, così da evitare la seccatura dei voti in Senato che prima o poi manderà a casa Romano Prodi e la folla dei suoi ministri, viceministri e sottosegretari. Così, infatti, assistiamo ad una serie di atti politici sottratti al dibattito e al voto delle Camere con un disprezzo che la storia della Repubblica non aveva mai conosciuto prima d’ora. Il disprezzo naturalmente è dettato dalla paura, che è un’aggravante e non una attenuante.
Il secondo pedale, l’acceleratore, che il governo antiparlamentare di Prodi intende usare è il voto di fiducia che tronca noiosi dibattiti sulle decisioni e costringe i parlamentari a votare come pecore in modo palese, sicché nessuno possa svicolare. Intendiamoci, i voti di fiducia sono usati da tutti i governi, ma c’è modo e modo. Tanto per cominciare non si vota mai la fiducia su questioni costituzionali. Invece il governo a tre zampe spiritiche del professor Prodi ha violato il tabù senza complessi. Il Parlamento voterà dunque la fiducia, e il governo porterà in carrozzella e flebo la sua meglio gioventù mai eletta dal popolo, su una questione costituzionale come lo spacchettamento dei ministeri, esercizio nel quale il professore eccelle quanto nella compilazione di mappe ispirate dagli spiriti. Lo «spacchettamento» è del resto la ragione sociale della nascita del governo il quale è venuto al mondo non soltanto in coma prenatale, ma violando proprio una riforma costituzionale che porta il nome di un eroe della sinistra e cioè quello del senatore Bassanini, riforma nata con il proposito di semplificare e ridurre i costi dell’amministrazione.
E qui passiamo dal paradosso all’indecenza: questo governo che evita il Parlamento come la peste, convoca però il Parlamento per farsi votare la fiducia, mettendo al rogo una propria riforma, vanto della sinistra stessa. Il tutto, per legittimare un fatto compiuto, un atto di pura pirateria costituzionale da legittimare a posteriori con uno stupro costituzionale. Che meraviglia questo governo che dice di difendere la Costituzione ma la straccia e il cui leader viaggia per baciare le mani dei francesi e dei tedeschi e assicurare che l’indipendenza italiana dall’asse carolingio è finalmente terminata. Questo governo, sapendo di non avere una credibile legittimazione popolare, si dà dunque agli espedienti di sopravvivenza e all’accattonaggio internazionale, costringendo provocatoriamente il Parlamento a spacchettare non soltanto i ministeri, ma anche la Costituzione.

Qui non è più quindi una questione di divisioni fra destra e sinistra, ma siamo di fronte a una questione di decenza ormai prioritaria rispetto a tutto il resto.

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