L’ex ad Francesco Mengozzi: un ritorno targato Parigi

da Milano

Con discrezione, senza personalismi, com’è il suo stile. Ma in questi giorni si sta assistendo al grande ritorno di Francesco Mengozzi, amministratore delegato di Alitalia tra il 2001 e il 2004, questa volta al fianco di Jean-Ciryl Spinetta, il presidente di Air France-Klm che ha indossato i panni dell’acquirente della compagnia italiana. Mengozzi ha accompagnato Spinetta nel suo primo giro di incontri romani e milanesi, lo ha accolto martedì a Fiumicino e lo introdotto agli appuntamenti istituzionali e sindacali. Era presente, anche se non sul palco, alla conferenza stampa di ieri sera. Lehman Brothers si affretta ad avvertire: Mengozzi assiste Air France in quanto nostro advisor. Ma si potrebbe ribaltare: Lehman è advisor di Air France in quanto (da aprile) c’è Mengozzi. Conosce bene l’azienda, il suo rapporto con il presidente Maurizio Prato è consolidato dai tempi dell’Iri, ha un rapporto stretto con Spinetta, con il quale ha condiviso due consigli di amministrazione (di Alitalia e di Air France). Mengozzi, sottoscrivendo nel 2001 l’ingresso in SkyTeam (l’alleanza guidata da Air France), poi un forte rapporto commerciale con Parigi e l’anno dopo lo scambio azionario del 2% tra le due compagnie, ha fornito alla già moribonda Alitalia dei farmaci salvavita.
La sua gestione non è stata fortunata. Fu chiamato a sostituire Domenico Cempella dopo la rottura dei preliminari per la fusione con Klm. Dovette far fronte alle crisi spaventose che seguirono gli attentati dell’11 settembre, la guerra in Irak e la Sars. Si trovò accerchiato dalle low cost, complice l’incapacità italiana di «fare sistema» con gli aeroporti, e ai suoi tentativi di ridurre i membri degli equipaggi si ritrovò la flotta a terra, travolta da una valanga di certificati medici. Riuscì a portare ossigeno in cassa, 1,4 miliardi di euro (metà in azioni, metà in obbligazioni convertibili da allora chiamate Mengozzi-bond), ma non riuscì nell’intento di investire quel denaro che, come in tutti i recenti aumenti di capitale, fu divorato dall’ordinaria amministrazione. Inaugurò i primi Boeing 777, nuove ammiraglie della flotta, ma per risparmiare tagliò molte destinazioni: una scelta che azzoppò le capacità di reazione sul medio periodo.
Oggi, nel suo aplomb impeccabile, Mengozzi sta vivendo una rivincita sulle amarezze che nel 2004 lo portarono alle dimissioni. Molti pensano che è lui la scelta più naturale per la guida della «nuova» Alitalia. E ricordano i nomi delle persone in passato a lui più vicine.

Dal «vincente» Piero Ceschia, l’uomo delle strategie di Alitalia, dal 2002 il vero referente di Parigi alla Magliana; a Luca Egidi e Nicola Schiavone, Giulio Demetrio e Paolo Rubino (tutti usciti sotto la gestione Cimoli), a Massimo Chieli, ex ad e oggi presidente di Alitalia Express.

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