«Non ho mai incontrato né conosciuto gli indagati delloperazione contro la ndrangheta». Ancora una volta, allex assessore Massimo Ponzoni tocca fare i conti con le carte di uninchiesta che lo lambisce. Il nome del consigliere regionale è uno di quelli che esce peggio dallindagine sui legami tra la ndrangheta in Lombardia e la politica. Il giudice lo timbra come «parte del capitale sociale dellorganizzazione». Ma lex assessore, che da poco ha dovuto rinunciare anche allincarico di coordinatore del Pdl a Monza e in Brianza, non ci sta. «Smentisco le voci di miei presunti contatti con alcuni indagati, nemmeno esponenti politici del Comune di Desio».
Nellordinanza firmata dal gip Giuseppe Gennari, alcuni affiliati alle cosche parlano di Ponzoni come «il personaggio giusto al quale rivolgersi per sostenere la candidatura di un soggetto gradito ai calabresi». Ma «lemergere del mio nome in eventuali intercettazioni - ribatte linteressato - è frutto di millantato credito e non trova alcun riscontro». Il 31 marzo dello scorso anno, però, i carabinieri filmano Ivano Perego e Salvatore Strangio (entrambi arrestati) mentre entrano negli uffici del Pirellone. Quel giorno, secondo gli inquirenti, i due avrebbero incontrato lallora assessore allAmbiente. Circostanza smentita da Ponzoni in una recente intervista al Giornale. «I calabresi? Mai visti».
Il politico, assistito dagli avvocati Luca Ricci e Sergio Spagnolo, chiederà di essere sentito come testimone dai pm milanesi, «così da smentire qualunque mio coinvolgimento nellindagine». «Non ho mai dato corso ad alcuna deviazione alla mia azione politica e amministrativa che da sempre è improntata al bene comune», insiste il consigliere, indagato dalla procura di Monza per bancarotta fraudolenta e corruzione.
Lex assessore
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