Nelle ultime settimane in Brasile si è sviluppato un acceso dibattito sulla proposta avanzata da Luiz Inacio Lula da Silva, il quale ha proposto di restringere il diritto di sciopero dei lavoratori pubblici. Non nuovo a sortite anticonformiste, il «presidente sindacalista» intende tutelare gli utenti dei servizi pubblici e limitare le prerogative attuali dei dipendenti dello Stato. I maggiori sindacati sono ora sul piede di guerra, ma è opinabile che stiano davvero difendendo gli interessi dei brasiliani.
Quella proposta dal governo di Brasilia, infatti, è una semplice misura di buon senso, volta a garantire che quanti forniscono in maniera monopolistica una quantità rilevante di servizi essenziali non usino la loro posizione per «tiranneggiare» la maggioranza dei cittadini e ottenere privilegi su privilegi. Ma è sorprendente che a muoversi in tal senso sia proprio Lula, che da anni è una delle icone della sinistra internazionale. Per giunta, il presidente brasiliano richiama lattenzione su una questione politica cruciale, che va ben al di là del caso specifico. Egli mostra di aver compreso come esista una frattura radicale, in ogni società, tra quanti operano nel settore privato e limmenso esercito dei dipendenti statali. Mentre artigiani, operai, commercianti, imprenditori, professionisti e impiegati del privato conquistano la loro posizione sociale all'interno di un «gioco» in cui svolgono un ruolo decisivo le preferenze espresse dai consumatori finali, nel settore pubblico le logiche sono completamente differenti.
Poiché i servizi statali sono prodotti in forma monopolistica o comunque entro un quadro di protezioni e privilegi, a dettare lesito delle «contrattazioni» non è già la soddisfazione dei destinatari ultimi del lavoro stesso, ma una relazione complessa in cui a pesare in maniera decisiva sono gli interessi dei lavoratori pubblici. Nelle negoziazioni del privato, i dipendenti si confrontano con imprese motivate a limitare la crescita dei salari e la concessione di condizioni sempre migliori.
Tutto questo è nellinteresse non soltanto degli azionisti ma anche dei consumatori, che in tal modo possono ottenere beni a costi più contenuti. Non è così però nel settore pubblico, dato che qui la controparte è tutta politica. Quanti sono chiamati a interpretare gli interessi generali vedono infatti nei dipendenti statali unampia realtà elettorale: da blandire e soddisfare in tutti i modi.
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