Lindagine che ha fatto flop ora torna al suo punto di partenza. Come sono caduti nella cisterna i due fratellini? Certo, ora che il caso ha riconsegnato i due corpi, qualche elemento in più cè. Ma è di lettura double face: Ciccio e Tore non si erano volatilizzati, erano in fondo al pozzo e con ogni probabilità sono morti dopo una spaventosa agonia. «La posizione dei corpi, lontani dalla verticale della caduta - affermano gli investigatori - ci porta a ritenere che si siano mossi alla ricerca di unuscita». Lunica alternativa è che i cadaveri siano stati trasportati nel punto esatto in cui sono stati trovati, ma le ricerche compiute spengono questa soluzione: «Non cè traccia di passaggi sotterranei, cunicoli, porte murate».
Dunque, escludendo soluzioni fantascientifiche, Ciccio e Tore sono stati spinti o sono scivolati, sono atterrati, hanno implorato aiuto. Consumandosi come candele. È la sera del 5 giugno 2006, dopo le 21.15-21.20, ormai è quasi buio. «Noi ce ne andiamo», ripetono i due agli amichetti, davanti alla fontana della piazza di Gravina. Il giallo diventa ancor più problematico, specie se accostiamo i fatti alla figura del padre, il supersospettato in carcere dal 27 novembre. Un testimone, un bambino, dice di aver visto quella sera Ciccio e Tore con il papà in macchina. Lui stesso, come si ricava dai tabulati del telefonino, esce a cercarli ma per almeno due ore non telefona a nessuno per sapere dove siano finiti. Strano. Come fa rizzare i capelli quel mozzicone di frase carpito dalle cimici nella sua abitazione: «Non lo dire a nessuno - dice Filippo Pappalardi alla convivente - dove stanno i bambini». Possibile?
E però diventa una tortura anche solo immaginare che un padre possa concepire un simile scempio: scaraventare come rifiuti i figli nel buio, abbandonarli al loro destino, magari ascoltando i loro lamenti. «È uno scenario che è difficile accettare - ammettono i tecnici della Scientifica - oltretutto non è nemmeno semplice, anzi è macchinoso pensare che una persona sola abbia afferrato e lanciato nel vuoto i due piccoli». Cera un complice, chiunque sia stato ad uccidere? Ma così questa storia, già estrema, non perde ogni verosimiglianza? Le domande rimbalzano. E si torna al momento fatale: forse sono scivolati giù, per il più disgraziato degli incidenti? «Ma anche questa soluzione - proseguono i tecnici - appare difficile». Passi la caduta del primo, ma possibile che pure laltro labbia seguito nel precipizio? Anche se, magari, la generosità e listinto possono averla avuta vinta spingendo anche il secondo bambino nel baratro. A rendere tutte le chiavi di lettura credibili e insieme scivolose è il fatto che tutta questa storia si svolge in un fazzoletto di poche centinaia di metri, fra la piazza e la vecchia casa abbandonata: è qui, al terzo piano, il buco che ha ingoiato i fratellini. Lassassino li avrebbe prelevati e poi gettati dentro quellincubo. Ma i due potrebbero essere finiti in quelledificio per caso, fra un gioco e laltro, anche se era tardi e dovevano rincasare.
In fondo al pozzo cè solo una parte della verità.
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