L’incognita è il peso del razzismo nascosto

Negli anni Novanta Colin Powell, allora eroe della prima Guerra del Golfo, era una delle personalità più amate degli Usa. Un ex generale, moderato, credibile e repubblicano. Potenzialmente un presidente perfetto. Ma quando qualcuno pensò di candidarlo, lui stesso declinò l’invito perentoriamente. «Preferisco che mio marito continui a vivere», confidò la moglie. Da allora molte resistenze sono cadute: lo stesso Powell è diventato segretario di Stato, come Condoleezza Rice, che oltre ad essere nera è anche una donna. E non con un presidente democratico, ma con uno ultraconservatore quale George Bush. Ufficialmente la razza non è più un problema e l’ascesa di Barack Obama è interpretata dalla maggior parte degli americani come lo splendido epilogo del percorso avviato oltre 40 anni fa da Martin Luther King. Ma il tema è troppo delicato per essere affrontato a viso aperto. Quando viaggi nell’America profonda ti accorgi di un’altra realtà. Attorno al tavolo della cucina l’amico ammette di sentirsi a disagio pensando che dal gennaio 2009 un politico di colore potrebbe guidare gli Stati Uniti. Lo sconosciuto al bar, dopo una birra, afferma di «non volere un negro alla Casa Bianca». Ispanici e filippini sono altrettanto diffidenti. L’America è un Paese dove le barriere razziali sono cadute, ma in cui i matrimoni misti sono una rarità, soprattutto tra i bianchi: appena il 2% degli americani di origine caucasica convola a nozze con un nero o un’asiatica. E nelle città i quartieri continuano ad essere divisi, spontaneamente, per etnia. L’integrazione razziale è condivisa da tutti in teoria, ma poco applicata nella realtà. Barack Obama, come rivela un sondaggio di Time, ha la fortuna di essere percepito come un po’ bianco e un po’ nero, quale di fatto è. I suoi modi sono rassicuranti, è bello, colto, elegante.

Ma nel segreto dell’urna molti americani, più di quanto si creda, seguiranno le proprie fobie anziché le proprie idee. L’America nel suo insieme è pronta a farsi governare da un presidente di colore, ma le riserve mentali di un’importante minoranza non svaniranno da un giorno all’altro.

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