Finito anche per i musulmani il buon tempo in cui Berta filava (magari impacciata dal burqa, certamente dal velo). Finito il tempo in cui le meraviglie del mondo conosciuto erano solo quelle, fantasticate, delle Mille e Una Notte, affidate alla facondia di stornellatori di mestiere e alla fantasia di romantiche e malinconiche principesse. Nel mondo globalizzato, dove gusti tendenze e consumi sono appiattiti sul Grande Standard americano e orientati verso il grande tempio di sorella Elettronica, anche il mondo islamico (talebani a parte, che dalla modernità si erano chiamati fuori alla grande, e per far capire come la pensavano avevano appeso ai lampioni di Kabul i televisori che avevano trovato in giro, salvo poi comunicare coi telefoni satellitari, nel momento del bisogno), anche il mondo islamico, dicevamo, si è consegnato ormai da tempo al dio del Consumo, meglio se sfrenato, e al demone della modernità.
Ora, poiché evidentemente se ne sentiva la mancanza, ecco anche lo Smartphone islamico, telefonino così intelligente da avere il Gps (che ti dice con lo scarto di un palmo dove sei sul pianeta) sempre puntato sulla Mecca. Dentro la prodigiosa macchinetta, che è stata pensata e realizzata in India, gli acquirenti che temono di apparire troppo moderni e dunque scarsamente devoti ci troveranno la copia integrale del Corano, certe apps come iPray e iQuran e una calcolatrice così furba da stabilire qual è, a seconda dei propri ricavi, la zakat, ovvero il quantum di elemosina da destinare ai meno fortunati, secondo i dettami del Profeta.
L’Enmac traduce inoltre il Corano dall’arabo in 29 lingue, include gli insegnamenti di Maometto e una guida per i musulmani indiani sui riti del pellegrinaggio alla Mecca. Quanto potrà vendere la pepita fabbricata dagli ingegneri della «Bangalore valley» nessuno sa dire, al momento. Ma stiamo pur sempre parlando di un mercato di 850 milioni di utenti; e anche se in mezzo ci sono gli autisti di risciò del Madhia Pradesh e i contadini dell’Andostan, resta sempre un business mica male.
L’ideatore dello smartphone Enmac, Anuj Kanish, dice che la sua azienda ha puntato a ottenere una «tecnologia religiosa», capace di aiutare i consumatori a «rimanere in contatto con Dio». Ora, può essere che mister Kanish dica la verità, e che nella sua ricerca sia stato mosso da nobili ideali; così come può essere che sia un astuto capitalista che ha fiutato l’affare e ora lo ammanta di pietas unicamente per paraculaggine. Resta il fatto che lo smartphone islamico rischia di seminare lo scompiglio nelle madrasse (le scuole islamiche) di più stretta osservanza e di schiavardare il poco che era rimasto di tradizione in un mondo ancora legato a regole e costumi non barattabili.
«La religione
- dice mellifluo Anuj Kanish - ha un ruolo molto importante nella società indiana, così come la telefonia mobile. Noi abbiamo solo messo insieme i due aspetti». Chissà, forse ha ragione lui. Che Allah gliela mandi buona.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.