L’Inter senza italiani ritrova Adriano in versione ciclone

Nerazzurri qualificati agli ottavi, il brasiliano (3 gol) torna imperatore. Moratti: «Ora voglio il Real Madrid»

Riccardo Signori

da Milano

L’Inter più straniera della storia ha riaperto le porte a un orizzonte più sereno e al sorriso di Adriano. Le porte chiuse di San Siro stavolta hanno regalato una vittoria franca, senza troppi sospiri d’ansia, hanno restituito il gol, anzi un’alluvione di gol, in coppa ad Adriano (gli mancava dal 10 agosto a Donetz), hanno detto che Figo ci sta prendendo gusto a segnar reti, ma pure a trasformarsi in uomo assist, ed hanno garantito la certezza aritmetica del passaggio agli ottavi. Peccato per i silenzi del Meazza e per un freddo simil polare al quale gli slovacchi dell’Artmedia erano meglio abituati rispetto alla banda sudamericana interista. Inter come piace a Moratti, ossia internazionale nel senso pieno del termine, senza neppure un italiano in omaggio alle raccomandazioni nazionalpopolari di Petrucci. Almeno in questo Mancini ha lasciato la firma, nessuno in Italia c’era riuscito prima di lui: dentro un europeo e dieci extraeuropei, nove dei quali sudamericani. Foto da mettere nell’album delle figurine ricordo.
L’Artmedia è rimasta irretita dalle reti, non proprio dal gioco nerazzurro. Con il Porto e con i Rangers aveva fatto la sua figura, ma stavolta si è fermata subito, pur mettendo l’Inter in difficoltà all’inizio quando Adriano ha fatto il terzino. Tempo due minuti e il bomber ha rischiato un mezzo rigore (trattenuta per la maglia) su Durica, difensore per mestiere. Da quel momento ha capito: meglio cercare l’area avversaria. Ed è stato un bel vedere. L’Inter, invece, ha faticato a trovar gioco sostanzioso e senza sgrammaticature, ha ritrovato brividi quando Borbely è sbucato in area schiacciando palla che valeva il gol.
Sotto gli occhi di Massimo Moratti (raggiante alla fine nel dire: «Voglio andare a Madrid, giocare contro il Real, preferisco affrontare subito i più forti») e dei suoi fedelissimi, in casa nerazzurra sono affiorati il bello e il brutto. Il brutto: improponibile lasciare la fascia sinistra nei piedi di Solari e Wome, cacciatori di farfalle prestati al calcio. Troppo svagato quel Recoba cacciatore di palloni, sempre in bilico tra raffinatezza e fesseria. Il bello: il lento ritrovarsi di Figo, la caparbietà di Adriano e la bontà dei centrocampisti nel trovar filo del gioco.
Notte di Adriano, che in pochi minuti scaccia i suoi fantasmi: «Ho passato tre brutte settimane, ma nell’ultima ho lavorato bene. Ed ecco i frutti. Le difficoltà mi aiutano a diventare uomo». Notte di Adriano, ma applausi per Figo che, dopo aver segnato di destro domenica in campionato, ieri ha replicato di sinistro. Colpo di bel calcio, poi replicato dalla squadra soprattutto nelle occasioni da rete. Per esempio, lancio di Figo, in stile Suarez, per Adriano e il bomberone, scatenato e preciso, ha ritrovato il feeling con il gol.

Tanto è bastato per togliere ruggine e polvere dai suoi piedi e farlo rinascere a nuova vita: una cannonata da lontano ha raddoppiato il bottino, un triangolo in area con Recoba lo ha portato alla tripletta personale. L’Europa è servita. Ora bisognerebbe ritrovare un po’ di feeling con l’Italia. Anche, e solo, parlando straniero.

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