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L’Inter spietata travolge un povero Lecce

Il brasiliano non segna ma si esalta persino con i colpi di tacco. Salentini troppo lenti: la squadra di Mancini questa volta sembra un rullo compressore

Riccardo Signori

da Milano

In carrozza, l’Inter riparte. Tre gol per sentirsi più formica e meno cicala, tre reti per dimostrare che il black out di Palermo è stato un incidente di percorso. Inter spietata contro un povero Lecce, questo sì. Ma Inter con una faccia migliore, meglio assestata, straripante e talvolta farfallona nel primo tempo, rullo compressore nella ripresa. È tornato al gol Martins, non ha perso la vena Cruz, pur giocando una decina di minuti, Stankovic sta ricominciando a mostrar talento a dimostrazione che la concorrenza interna serve. E Adriano ha fatto di tutto, tranne il gol.
Sono bastati cinquanta secondi per disegnare il senso della partita dell’Inter (ed anche del Lecce): Diamoutene sbaglia l’intervento a trequarti campo, difesa in barca, Martins alza la vela e vola via. Adriano lo affianca e il puffo gli cede palla per il gol che non verrà: rasoterra deviato dal portiere. Il resto è stato una conseguenza di questa presa diretta della partita: Inter ben quadrata e con idee chiare sul da farsi, Lecce volonteroso e ruvido ma troppo largo e lento nel gioco difensivo. Mancini ha presentato una squadra che, da qui ai prossimi mesi, potrebbe subire poche variazioni, se non per problemi fisici. Mettete Samuel in difesa (anche ieri un paio di brividi di troppo con salvataggio finale di Julio Cesar: tiro di Konan), e il resto si scosterà poco dai nomi di ieri. Pizarro si alternerà con Veron, Solari e altri faranno anticamera. Ieri San Siro si è divertito e i suoi cuori, abituati alla sofferenza, si sono presi un sabato di vacanza. Serata umida perchè la pioggia non si è risparmiata, ma serata calda dal punto di vista delle azioni da gol ed anche del gioco: niente di straordinario, però certi meccanismi sembravano routine. L’Inter ha cercato soluzioni che sbloccassero la partita, concedendosi qualche giocata spettacolare: Adriano pareva Socrates, l’ultimo re brasiliano dei colpi di tacco, e Martins cercava di approfittarne. Veron e Figo si sono scambiati più palloni del solito. Sulle fasce Favalli e Ze Maria si sono lanciati con sostanziosa verve. Il gol nerazzurro è arrivato dopo 24 minuti, ma prima le occasioni si sono sprecate: Adriano si è mangiato un paio di possibilità, prima di lasciare per un intero tempo Martins punta centrale e trasferirsi, a sua volta, sulla fascia sinistra dove ha dimostrato di saper fare l’ala con bella intraprendenza. Figo ha servito un assortimento di calci d’angolo, ha cercato conclusioni personali, ha fatto squadra. Martins si è mangiato un’occasione (cross di Favalli) prima di scattare in leggero fuorigioco sul passaggio smarcante, una perla alla Corso, di Cambiasso. Tocco e gol del nigeriano sono stati tutt’uno. Rete replicata, cinque minuti dopo, dalla bella combinazione Veron (cross lungo) - Stankovic arrivato a toccare il pallone per il gol (Martins ancora in fuorigioco). Festa per grandi e piccini, eppoi un po’ di numeri fra cui una spettacolare triangolazione d’orchestra: Adriano (tacco), Stankovic (tiro respinto) e Cambiasso (palo). In tutto questo vai e vieni nerazzurro, il Lecce ha provato ad inserirsi nel coprotagonismo sfruttando qualche momento di relax altrui: Vucinic ha impegnato la difesa, ma sono stati attimi per qualche incertezza. Invece l’Inter ha sfruttato la serata senza togliere il piede dall’acceleratore: ha cercato gioco e gol. Nella ripresa la pressione è stata continua, le occasioni meno (Stankovic, tiro deviato, e il gol di Cruz, servito da Veron), ma il tanto perchè il salmo nerazzurro finisse in gloria.

E gli applausi sono scesi come la pioggia.

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