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L’Inter vuol sapere dal Valencia quant’è bella e quant’è brava

Mancini: «Contro gli spagnoli non dobbiamo pensare a ciò che è stato fatto finora, in coppa basta poco per rovinare tutto». Dubbio Adriano-Crespo. Vieira si blocca in allenamento

nostro inviato ad Appiano Gentile - Messo il dito sul tasto del reset, stasera vedremo l’effetto che fa. L’Inter vuol cancellare tutto e immergersi in uno dei più appetibili giochi a quiz delle sua stagione: siamo forti? Ma quanto siamo forti? Siamo campioni? Ma quanto siamo campioni? E di qual reame: Italia o Europa? Non sarà possibile sapere tutto in una notte, San Siro mezzo vuoto (che fa più impressione del mezzo pieno), il Valencia per rispondere alle prime domande. Partenza con qualche segnale maligno della sorte: un colpo di tacco dopo venti minuti d’allenamento e ieri la squadra s’è persa Vieira.
Ci fosse stato Arrigo Sacchi, sarebbero partiti insulti e urlacci. L’Arrigo non sopportava che i giocatori si dilettassero nei colpi di tacco, calcio troppo fru-fru e poco concreto. Vieira ci ha rimesso la salute di un muscolo. Sabato Mancini aveva detto che il francese si era fermato per un piccolo problema muscolare, il dottore aveva controbattuto: scelta tecnica. Se l’Inter ci prende come il suo medico, sono guai. Il Valencia è qui per sconfiggere la sua maledizione che poi ha la faccia nerazzurra: cinque doppi scontri, solo due vittorie e una qualificazione. Un po’ poco. Ecco la ragione dello «scurdammoce o’ passato» pronunciato da Mancini. C’è il rischio di finir intrappolati nella rete della propria vanità. «Quindi meglio non pensare al record di vittorie, ai successi degli ultimi anni contro il Valencia e neppure alla sconfitta col Villarreal. La Champions è la manifestazione più bella ed affascinante, ma pure la più pericolosa: basta poco per rovinare tutto».
Illustrata la filosofia, Mancini non si è negato nemmeno alla tattica. «Servono attenzione, pazienza, non prendere gol e possibilmente segnarne due». Lo ha detto con un sorriso perché quella sarebbe la partita perfetta di ogni sfida di Champions. L’Inter pensa ai gol e sente i brividi. Lo ha ammesso anche Zanetti: «Conta non subirne, a Valencia abbiamo anche sofferto». Stasera ci vorranno cannoni carichi. Mancini ha raccontato tattica e filosofia, ma evitato chiarezza sullo schieramento. Deve scegliere due attaccanti fra quattro, ma se guarda ai numeri dovrebbe lasciare in panca proprio i più gettonati: finora l’Inter ha realizzato in Champions solo con Cruz (tre) e Crespo (1). Dunque perché scegliere Ibrahimovic e Adriano, che finora non hanno segnato nemmeno una rete? Sarà l’ultimo tormento.
Il Valencia gioca difensivamente bene, forse è un po’ debole sui traversoni: domenica perfino Ronaldinho ha fatto bella figura nel mezzo dell’area. «Attaccare con i cross e con i colpitori di testa non sarà l’unica soluzione. Ma è una buona soluzione». Nell’ordine i migliori testoloni interisti, oltre a Vieira (assente), Burdisso e Materazzi, sono Crespo, Cruz, Ibrahimovic e Adriano. Quindi meglio Crespo di Adriano. Anche se Ibra non è proprio al top fisico. Eppoi attenti al contropiede dove il Valencia da sempre è maestro. «Hanno quattro attaccanti molto mobili, si scambiano i ruoli, la nostra difesa dovrà lavorare tanto e bene». A San Siro ci sarà in tribuna anche un gruppo di ragazzini ospiti dell’Inter, unici «infiltrati» a dispetto dei divieti. Stavolta Mancini, più che divertimento, ha promesso sofferenza. Ha spiegato: «Si può passare anche con due pareggi».

E sarebbe la nemesi: con due pareggi, l’Inter perse il viaggio per una finale.

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