L’INTERVISTA 4 MASSIMO PEROTTI

Massimo Perotti è un top manager che ha scelto di fare l’imprenditore puro. Grande intraprendenza, profondo conoscitore dello yachting internazionale con tanto di formazione all’«università Azimut», oggi guida con successo un marchio tra i più blasonati della nautica made in Italy: i cantieri San Lorenzo.
Presidente, è ripresa vera?
«Indubbiamente i segnali di questo primo scorcio di stagione dicono di sì. Direi buoni i saloni di Cannes e Montecarlo. Un po’ tiepido Genova, anche a causa delle condizioni meteo davvero proibitive. Dopo anni di sofferenza, una buona risposta l’abbiamo avuta da Fort Lauderdale con il grande risveglio del mercato canadese. Una ripresa, decisamente più lenta, si nota anche nel mercato Usa, soprattutto nell’areanord-est per intenderci. Tuttavia oggi dobbiamo fare i conti con mercati a due velocità: più lento l’occidentale, più spedito quello dei Paesi emergenti».
Ancora due appuntamenti importanti: Dusseldorf e Miami.
«Sì. Tra gennaio e febbraio ci aspettiamo indicazioni più precise. La Germania sta facendo bene, mentre Miami è il tipico salone sudamericano che richiama, oltre ai brasiliani, anche Cile, Perù, Venezuela, Repubblica Dominicana... Le premesse ci sono tutte, l’impegno dei cantieri anche».
Due cose da fare subito per un settore ancora in piena convalescenza...
«Cominciamo con la prima, fondamentale: spegnere i riflettori sulla questione Fisco. Smettiamola con l’equazione armatore-evasore. È ridicolo. Al di là dell’aspetto psicologico del potenziale cliente, quel “timbro” è un danno enorme per l’immagine di un comparto che produce il 50% delle barche di tutto il mondo. Siamo il quinto settore merceologico per l’export, ma sembra che questo aspetto sia irrilevante. Ho letto da qualche parte che l’evasione fiscale in Calabria sfiora l’84% mentre il Lombardia si attesta al 12%. Bene, io in Calabria non ho venduto neppure una barca. Il danno di questa “filosofia” è enorme».
Qual è la seconda?
«Fondamentale anche questa: credito ai cantieri e leasing ai clienti. La stragrande maggioranza dei cantieri italiani fattura 50-60 milioni di euro. Senza finanziamenti l’impresa muore. Avere accesso al credito non significa chiedere sovvenzioni. Le banche, è un dato di fatto, non aiutano né i cantieri né i fornitori dei cantieri.

Infine vorrei fare una breve riflessione: la solidità della politica è determinante, non solo per le imprese. E se ci guardiamo attorno c’è una situazione internazionale non proprio rassicurante... L’Irlanda ha fatto tremare l’euro. Tutto questo non aiuta».

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