L’INTERVISTA ANDREA BOCELLI

È uno dei cantautori più impegnati nella ricerca della spiritualità e della fede. Roberto Vecchioni lo fa in privato e nell’arte, con lo splendido libro di racconti Scacco a Dio e con InCantus, lo spettacolo che ha portato in giro per chiese e cattedrali italiane che ora è diventato un cd. Il professore rilegge in chiave sinfonica - con gli archi del Nu Ork Quartet - alcuni dei suoi classici come L’uomo che si gioca il cielo a dadi, Milady, Samarcanda, Luci a San Siro, ma anche arie come Vissi d’arte di Puccini. La voce è roca e rugginosa, ma questo è il pregio delle interpretazioni, che trasudano passione e amore. «La gente non si aspetta che io canti come Pavarotti - ha detto il cantautore - l’importante è commuovere che non significa piangere, ma godere delle stesse emozioni». Risultato centrato in pieno dall’album, anche se nei concerti c’è più sperimentazione, con testi scritti appositamente per pagine di Vivaldi e Rachmaninov e uno strepitoso Stabat mater di Jacopone. Ma il nuovo vestito sinfonico di Samarcanda (per citare un brano completamente stravolto) è una splendida prova della nuova libertà espressiva di Vecchioni e della sua forza emotiva.
Anche Angelo Branduardi, menestrello laureato in cultura popolare (tra l’altro ha rivisitato il Cantico delle creature di San Francesco), ha da poco pubblicato Senza spina, suadente album acustico che recupera un concerto francese del 1986 con una manciata di inediti. Un lavoro delicato e intimo (nato quando il termine unplugged non era stato ancora coniato) che alterna classici come Sotto il tiglio e La luna a nuove composizioni come l’inno alla vita La tempesta («per tutti i marinai che almeno una volta hanno affrontato la tempesta... hanno saputo attendere che il vento buono gonfiasse le loro vele per riprendere il mare e affrontare nuove tempeste»). Il cd di Branduardi rivive martedì sul palco del Teatro Smeraldo di Milano.


Sacro, seppur in un senso diverso, è l’album in uscita oggi De André canta De André in cui, dopo un doppio e fortunato tour, Cristiano riesce nell’arduo compito di far amare, tra rock e folk, alcuni classici di papà Fabrizio come Amico fragile, Il pescatore, La canzone di Marinella, con deferente personalità e senza snaturarli.

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