L’INTERVISTA IL CRONISTA DEL «TIMES»

Richard Owen, la chiamo per l’intervista alla mamma di Noemi...
«L’intervista che non c’era».
Esatto, quella...
«Ma io non ho mai detto che ci fosse. L’hanno detto le agenzie e la stampa italiane».
Ora è colpa degli italiani?
«Gli italiani spesso non leggono il testo originale in inglese. Leggono le agenzie che, magari, semplificano».
E che cosa avrebbero semplificato?
«Nell’originale spiego che ho parlato con Elio Letizia, il padre di Noemi. Anzi, secondo me il pezzo è equilibrato e favorevole a Berlusconi, perché Letizia dice che tutto questo clamore è stato montato dai giornali per vendere».
E la signora Palumbo? L’ha sentita?
«Non c’era. Le ho parlato al telefono, ma solo per fissare un appuntamento».
Quindi vi siete incontrati?
«No, l’appuntamento poi è saltato. Ma dovevo scrivere quel pezzo per il weekend, capisce?»
Capisco, sì. Quindi?
«Allora per la mamma ho preso delle dichiarazioni che aveva già fatto alla stampa italiana, fra cui la famosa frase...»
Il Signore, confuso con Berlusconi. Com’è successo?
«Perché io ho sentito “il signore” e sa, in quel contesto...»
Ma l’ha sentito o l’ha letto?
«L’ho sentito».
Si era capito che l’avesse letto...
«Sì, poi l’ho anche letto sulla stampa locale».
Allora l’ha sentito o l’ha letto?
«Tutti e due».
E da chi l’ha sentito?
«Non posso dire...»
Non la signora Letizia, comunque?
«No, io ho sentito solo il marito. Ma purtroppo i colleghi italiani a Londra non hanno letto con attenzione, io ho scritto che la signora “has said”, cioè l’ha detto, in passato. E poi loro hanno fatto questa presunzione che l’avesse detto a me».
C’è questo vizio di presumere...
«Pazzesco. E così sono finito nei guai, ma è stata una presunzione stupida».
Un presunzione, già. E lei è finito proprio nei guai...
«Sì, anche perché poi la famiglia Letizia mi ha detto che avevo mal interpretato, così ho chiesto la rettifica».
Senta ma quella frase, insomma, l’ha proprio letta?
«Sì, sui giornali locali».
E ha letto Berlusconi o il Signore?
«Eh, non mi ricordo se ci fosse la s minuscola o maiuscola...»
E poi l’ha anche sentito dire?
«Sì, da alcune persone, tutti a Napoli sanno che ha detto quella frase».
Al «Times» si sono arrabbiati?
«Nooo... E perché? Capiscono».
Capiscono?
«Sì, certo. Due cose: che la stampa italiana ha sbagliato; e che, secondo la famiglia, ho interpretato male quella frase. Succede».
E quando ha visto i giornali italiani?
«Ho capito subito che ero nei guai. E poi hanno preso questa frase dall’oscurità, nel mezzo del mio pezzo... Come mai hanno pensato che fosse così importante?».
Ma come, sta da tanti anni in Italia e non si era accorto che fosse una frase importante?
«Anzi, ho pensato che non fosse un granché».
E perché l’ha scelta allora?
«Ne ho scelte tre... Comunque la reazione mi è sembrata pazzesca. Certo ho sbagliato a sottovalutarla. Mi dispiace per l’errore: sono amico dell’Italia e cerco sempre di essere corretto».

Ma perché non ha citato i giornali locali?
«Quando ho visto i titoli il giorno dopo, me lo sono chiesto anch’io».


E che cosa si è risposto?
«È stato un errore di omissione. Non ho provato a far finta che l’avesse detto a me. Cito sempre il mio riferimento».
Di solito, diciamo...
«Sì, normalmente. Ho sbagliato, ma ormai è troppo tardi. In futuro però citerò sempre...»

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