L’INTERVISTA ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA

Ernesto Galli Della Loggia è uno dei più noti intellettuali italiani. Storico e giornalista, è membro della Sissco, la società italiana per lo studio della storia contemporanea. Lo abbiamo intervistato a proposito della travagliata situazione della Fondazione Treccani.
Professor Galli Della Loggia, che ne pensa dell’affaire Treccani e della situazione di stallo del Dizionario Biografico?
«Penso che il Dizionario andrebbe portato a termine a tutti i costi. È una grande opera e la Treccani è una grande istituzione che purtroppo è stata distrutta dalla classe politica italiana. Un’azione di demolizione iniziata durante la Prima repubblica e terminata con la Seconda. E le colpe non sono ascrivibili a un solo schieramento politico».
Possibili soluzioni?
«Vedrei con favore un intervento finanziario del governo e ha ragione Amato quando dice che per prima cosa serve un piano dell’opera che fissi definitivamente il numero dei lemmi. Trascinando il Dizionario per quasi cinquant’anni il risultato è stato inevitabilmente la proliferazione delle voci».
E l’idea di far collaborare studiosi esterni a titolo gratuito?
«Questa secondo me è un’idea irrealizzabile. È bella, ma non può funzionare».
Ci sono anche problemi nella composizione dei comitati scientifico e direttivo... Guardando l’organigramma della Treccani e di Italianieuropei ci sono molti nomi che si ripetono. Si potrebbe parlare di un feudo dalemiano...
«Questo lo dica al ministro Bondi. Un governo di centrodestra dovrebbe chiedere conto della situazione. Magari, se ne ha, potrebbe proporre dei nomi altrettanto autorevoli...».
Non si rischia lo spoil system?
«Lo spoil system è sempre sbagliato. Gli studiosi dei Lincei hanno un sistema di cooptazione e lì la politica non mette mano. Dove ciò non avviene si deve andare verso scelte condivise. Con questo, mi intenda, io non credo che Italianieuropei sia la Falange tebana che occupa tutto. Semplicemente a Italianieuropei hanno chiamato gli intellettuali di sinistra più di prestigio, che ci andranno sì e no una volta l’anno, e gli stessi intellettuali sono stati poi “utilizzati” anche altrove».
Ma così ci sono sempre gli stessi nomi...
«Questo è un problema del Paese, non solo della Treccani. C’è un sistema gerontocratico fatto in maniera che chi accumula cariche non la finisce più. Ed è chiaro che la politica dovrebbe intervenire a frenare il fenomeno, ma in primo luogo nel caso della Treccani è importante finanziare le opere in modo adeguato».


Come mai tutti i governi sono restii a investire in cultura?
«Elettoralmente lo ritengono un investimento poco pagante, una di quelle cose che non portano voti. Eppure per un governo di centrodestra, che parla sempre di radici culturali italiane, la Treccani dovrebbe essere una priorità».

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