L’INTERVISTA MAURIZIO LASTRICO

Milano«Di molto volentier vi dico grazie/d’avermi intervistato su me stesso/e spero che il mio dir troppo non strazie/se qualche strafalcion mi son concesso». Maurizio Lastrico, lanciato da Zelig Off per le sue variazioni comiche sulla Divina commedia e per le gag in endecasillabi, festeggia in rima la sua prima intervista. Fino a ieri era un carneade; ora la palestra comica di seconda serata lo ha lanciato, proiettandolo nell’arena di Zelig (sarà il comico numero cento sul palco dello show che torna alla grande dal 19 gennaio su Canale 5 per dieci puntate) come la rivelazione della stagione. Le sue gag impazzano sul web, segno di grande popolarità. Sarà il nuovo Checco Zalone? «Rivelazione io? Preferirei che queste cose si dicessero dopo, quando avrò dimostrato qualcosa a Zelig», dice Lastrico un po’ intimidito.
Ma come. Non è gasato per tutto quello che si dice di lei?
«Certo, ma io sono genovese e ho l’anima del mugugno. Cerco di portarmi sfiga da solo proprio per evitare la sfiga».
Allora è tutta una finta.
«Un po’ di preoccupazione c’è, non è facile salire sul palco e in tre minuti far ridere la gente».
Finora c’è riuscito raccontando la vita quotidiana come fosse la Divina Commedia e viceversa. Com’è nata l’idea?
«Quando facevo l’educatore in un centro per ragazzi la mia vocazione era quella di far ridere. Però sono entrato al teatro Stabile di Genova perché tanti comici sono usciti di lì. Recitavamo la Divina commedia, e per esprimermi meglio ho cominciato a scrivere le mie cose in poesia. Laura Messeri, direttrice della scuola, ne fu impressionata e mi chiese di diplomarmi coi miei pezzi comici, ma io non ebbi il coraggio e feci un pezzo di Pinter».
E poi?
«Continuai per hobby e mi accorsi che gli amici si divertivano, così divenne il mio cavallo di battaglia. Nei miei pezzi c’è dentro di tutto, la poesia, il calembour, i giochi enigmistici. Ora molti fan mi scrivono su Internet in rima. E anche la mia insegnante, dopo avermi visto in tv, mi ha fatto i complimenti con una poesia».
Nessuno l’ha accusata di sacrilegio?
«Per ora non mi hanno ancora bastonato, speriamo non accada perché sono permaloso. Mi hanno paragonato al Gassman dell’Armata Brancaleone per l’uso di una lingua del passato usata fuori contesto. Comunque io non prendo in giro Dante, amo così tanto la sua opera che voglio divulgarla a modo mio. E poi nelle mie gag c’è un immaginario sconfinato, che va dai comici americani a Ligabue».
I suoi maestri?
«Penso che Amici miei sia l’esempio di comicità più alto. Amo Gilberto Govi, Paolo Villaggio e molti altri, ma la mia vera fonte di ispirazione sono i personaggi da osteria che incontro tutti i giorni. Quelli sono i veri inventori di linguaggio; e fanno ridere involontariamente raccontando la vita di tutti i gironi. Genova è una fucina di questi personaggi».
Cosa la spaventa di più del debutto a Zelig?
«La paura di fare errori. Ripeto, in pochi minuti ti giochi tutto; belìn, come si dice a Genova, ricordo certe serate nei locali dove dopo le mie battute calava il gelo più completo. Roba da spararsi. A teatro sei più riparato e condividi gioie e dolori con altri attori, qui sei solo e in primo piano, gli spettatori sono lì, vicinissimi... Per fare Zelig ci vuole l’approccio mentale giusto, come si dice nelle partite di calcio. Non devo partire con l’idea di sfondare e spaccare tutto».
Bisio e tutto il team sono una sicurezza no?
«Per ora Bisio lo conosco poco.

Ci siamo visti durante una prova e abbiamo guardato nel backstage un pezzo di una partita in tv; però è uno che ti mette subito a tuo agio».
Non è un po’ troppo modesto per emergere nel mondo dei «matti» del cabaret?
«Volo basso, come dicevo prima è la mia solita prudenza genovese. Sono parsimonioso anche in questo. Magari mi porta bene».

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