A Liberec, Stefania Belmondo ha vissuto la volata finale della Follis in silenzio, nella cabina Rai, sovrastata dalla voce giustamente concitata di Franco Bragagna che ha accompagnato Arianna verso un titolo mondiale che al fondo femminile italiano mancava da dieci anni, da quando proprio lei, la Belmondo, aveva vinto a Ramsau la 15 km a tecnica libera, suo quarto e ultimo oro iridato.
«Bei ricordi e grandi emozioni che Arianna mi ha fatto rivivere, è stata bravissima».
Come può cambiare la vita dopo un titolo mondiale?
«Non credo che la parola cambiare sia giusta, perché una persona non cambia, o almeno non dovrebbe farlo, dopo una vittoria. Piuttosto, una vittoria importante come questa può far crescere la fiducia in se stessi, anche perché da quel giorno gli altri ti guardano con occhi diversi: sei campionessa del mondo!».
Arianna ama dire che gareggiare per i soldi non varrebbe nemmeno la pena. Condivide?
«La gioia per una medaglia d'oro vale più di tutto, ha ragione».
Come può una tipa tranquilla come la Follis dominare una gara «cattiva» come la sprint?
«La calma è la sua arma vincente, perché Arianna sa sempre scegliere il momento giusto per attaccare, per venire allo scoperto, nelle sprint la tattica è importantissima e quella di Arianna è la migliore, ieri è stata perfetta».
Che importanza avrà questo titolo per il movimento del fondo?
«Tanta, tantissima, soprattutto perché viene da un'atleta arrivata tardi al successo che quindi può essere di grande esempio per tanti giovani che nel momento cruciale mollano perché non hanno più voglia di fare sacrifici e preferiscono dedicarsi ad altro».
Già, non tutte hanno il talento di una Belmondo che comincia a vincere a 18 anni e non smette più...
«Questo non lo dico io, non credo in ogni caso che conti quando si vince, ma come. Le fondiste italiane ultimamente sono davvero eccezionali e danno un gran bell'esempio, anche perché il fondo è uno sport che si può praticare a tutte le età. Le medaglie di Arianna e Marianna sono il migliore spot promozionale per il fondo che negli ultimi anni è molto cresciuto. Quando ho iniziato io nella mia valle Raitre non si vedeva e i miei genitori prima di sapere comero andata dovevano aspettare che tornassi a casa! Ne sono cambiate di cose da allora, eppure anchio sono diventata popolare».
I dati di vendita però parlano di crisi, nell'ultima stagione sono state vendute poche migliaia di paia di sci da fondo, venti volte meno degli sci da alpino, che pure non sta vivendo un momento brillante.
«Sarà stato per la carenza di neve di due stagioni fa, l'anno scorso e soprattutto quest'inverno la neve c'è stata in super abbondanza e questo a mio avviso ha riportato molta gente sulle piste, anche da fondo, e sicuramente grazie anche ai risultati agonistici degli atleti italiani».
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