Per un anno si sono guardati da lontano, con gli occhi diffidenti e rabbiosi dei nemici. Lestate scorsa la guerra tra la Russia e la Georgia ha tenuto lEuropa e gli Stati Uniti sullorlo della paura. Da allora, tra Putin e Saakashvili poco è cambiato. I due leader continuano a maledirsi, ad accusarsi. LAbkazia, la regione che vuole diventare russa, è ormai un pretesto per litigare. Allora, solo lintervento di Sarkozy e Berlusconi riuscì a fermare lavanzata russa. Pochi giorni ancora, e Tbilisi sarebbe caduta. In Georgia rimaneva un Saakashvili frastornato e orgoglioso. Aveva osato sfidare Putin, ma in fondo portava a casa la pelle. Quando è arrivato in Italia in primavera, per presentare il suo libro, Io vi parlo di libertà (Spirali, 2009) ha ripetuto «Non abbiamo sparato per primi». Oggi, un anno dopo quella terribile estate, fa un bilancio e dice: «Rifarei tutto come allora».
Presidente Saakashvili, qualche rimpianto?
«Mettersi contro una potenza come la Russia forse non è stata una mossa intelligente. Ma era lunica reazione possibile allinvasione. Il 7 agosto 2008, dopo anni di bombardamenti sui nostri villaggi, l'armata russa attraversò il tunnel di Roki entrando in Georgia. Questa non la definisce uninvasione?».
Resta fedele alla linea dura?
«E cosa avrei dovuto fare? Arrendermi, autorizzare la pulizia etnica? Parliamoci chiaro, contrattaccare è stato difficile, ma non volevamo fare la fine dellUngheria del 56».
Ma i russi dicono che voi avete attaccato per primi...
«So quello che dicono a Mosca. Ma è totalmente falso. La loro è la classica propaganda dei grandi che mangiano i piccoli: lo fece anche Hitler accusando la Polonia».
Dopo le vacanze Putin è andato in Abkazia. Una provocazione?
«Ovviamente. Ha attraversato illegalmente la Georgia e ha lanciato un messaggio militare pesantissimo promettendo di trasformare una regione georgiana in una «fortezza». Più che una provocazione un affronto ad uno Stato sovrano».
La spaventa?
«In futuro questo potrebbe diventare molto pericoloso. Queste provocazioni sono un segno della loro debolezza. La Russia non è più lUnione Sovietica. Per questo Unione Europea e Usa sono fondamentali nei rapporti diplomatici».
Sta dunque dicendo che Putin è diventato debole?
«Ha paura e si difende. I territori post sovietici sono sempre più diffidenti nei confronti della Russia. Ventanni fa è caduto il Muro di Berlino, Putin sta cercando di ricostruire un muro nel mio Paese».
È più semplice parlare con Medvedev o Putin? Chi ha il potere oggi in Russia?
«Putin e Medvedev hanno lanciato una strana lotta tra loro giocando a chi sarà più provocatorio, non solo verso la Georgia ma anche nei confronti dellUcraina e le altre regioni della regione. Medvedev è andato in Sud Ossezia e quindi per rilanciare, per essere più radicale, Putin è arrivato qui in Abkazia».
Cosa le fa paura della Russia?
«Amo la cultura russa, la sua lingua, la gente. Ma non la tradizione imperialista e dispotica che va dagli zar fino allattuale leadership, passando dal comunismo.
Con Putin è come giocare una partita a poker. Quanto è disposto ad alzare la posta?
«Ascolti, questa non è una partita a poker e io non sto giocando. Questa è una lotta per lindipendenza».
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