Elezioni Amministrative 2010

L’ipocrisia dei "perseguitati": urlano al regime poi votano

Di Pietro ripete il solito ritornello: "Se passano i sodali di Berlusconi è un tuffo nell’oscurità. La democrazia è vera solo se vinciamo noi"

L’ipocrisia dei "perseguitati": urlano al regime poi votano

Non ridete. Di Pietro ha scoperto una nuova legge della politica. La democrazia è vera solo se vince lui. Se tocca a Berlusconi è regime. È così che il buon Tonino, pantaloni grigi, giacca nera, camicia pallida, arriva sorridente in una scuola elementare di Curno con il certificato elettorale in mano. Stringe le mani, prende la matita e va a votare. Tutto normale se lui non fosse convinto di vivere a Bagdad, nel Cile di Pinochet, nell’Argentina dei desaparecidos, nella Cambogia di Pol Pot o in una cittadina italiana il 28 ottobre del 1922. Qualcosa non torna. C’è un bug nel suo mondo virtuale. Il leader «carismatico» dei partigiani di solito non lo fanno votare. Non gli danno neppure la scheda. Appena lo vedono arriva la securitate o qualcosa di simile (cambiano i nomi ma il concetto è lo stesso) e lo mettono faccia a terra, con le manette, il volto tumefatto e una macchina nera già a tutto gas verso il più vicino penitenziario.

Qui lo fotografano come fosse Totò Riina e lo indicano alla folla come spia, malfattore, nemico pubblico numero uno. A quel punto o lo fucilano o si fa almeno vent’anni da seppellito vivo. Non ci sarebbero Santoro e Travaglio a fare i martiri urbi et orbi, ma solo piazze vuote e la paura, il terrore, il silenzio, le notti clandestine. Non è il caso, no? La realtà è che Tonino ha messo una croce chiara e forte sul suo nome. Ha scartabellato i sondaggi e c’è la possibilità che in diverse regioni i suoi «partigiani» si mettano a sedere su qualche pesante poltrona. A quel punto viene voglia di gridare: regime anche a voi. Come se fosse un gioco di bambini, tipo tana libera tutti o palla avvelenata. Perché quelli che votano per Berlusconi sono servi della dittatura e quelli che votano per Di Pietro o Bersani sono paladini della libertà? È una democrazia un po’ balzana. L’unico voto legittimo si può dare a sinistra, l’altro è un marchio d’infamia. Poi ci si stupisce se vince il partito del non voto.

Non dovrebbe funzionare così. Il problema è che nell’ultimo anno la leggenda dell’Italia sotto dittatura è un romanzo che tira. E allora via con gioco. Berlusconi come Voldemort, colui-che non si può-nominare, l’Oscuro signore della saga di Harry Potter, o Macchianera, Darth Vader, Saruman il bianco o direttamente il signore dell’anello, il fantasma del palcoscenico o Belfagor, il Baubau o un lupo mannaro ad Arcore. Visto che siamo qui andiamo tutti a votare e dentro la cabina immaginiamo di sconfiggere tutti i nostri incubi. L’importante è esagerare.

L’Italia per fortuna non è quella spacciata da Tonino e dal suo profeta: «Se vincono Berlusconi e i suoi sodali sarebbe un tuffo in un oscuro regime». Bravo Di Pietro. Vai avanti con il tuo gioco di ruolo, il tuo romanzo di fantapolitica, sperando che nessuno ti prenda sul serio e si metta in testa di sparare al tiranno o ripeta la vecchia maledizione italiana di guelfi e ghibellini, rossi e neri, fascisti o comunisti. Il paradosso degli apprendisti stregoni è che ogni tanto, per sbaglio, un incantesimo riesce. E allora sono guai.

Purtroppo questa storia del regime comincia a essere pesante. I partiti democratici non delegittimano gli avversari. Non stanno tutto il giorno a dire: tu sei un tiranno e non devi stare qui. Questo modo di fare è il segno di una mentalità totalitaria. È la tattica usata dai rivoluzionari di professione. È la carta di chi pretende di prendere il potere senza passare dal voto. È quel processo di demonizzazione che trasforma l’altro in una bestia, in una maschera, in una vittima senza più un volto umano. È il linciaggio morale che arriva un attimo prima delle pistole. Chissà se qualche volta ci pensa Di Pietro a tutto questo. L’azzardo vale un pugno di voti? Sono affari suoi e della sua coscienza. E dei suoi profeti. Forse anche Eugenio Scalfari è andato a votare. I suoi lettori hanno letto il solito sermone domenicale.

Il Fondatore dice che se perde il Cavaliere è la «fin de règne», se vince «il regime autoritario diventerà devastante». Facile no? O noi o il diavolo. A questo punto facciamo una cosa. Fate un bel listone di tutti i candidati che non sono di regime e dite agli italiani che si può votare solo quelli. Chi vota gli altri è un fascista. E a pensarci bene perché far votare i fascisti? Visto che sono servi di Voldemort non hanno neppure diritto di voto. Quasi quasi conviene fare un’altra cosa. Aboliamo le elezioni, tanto i buoni, i bravi e gli onesti sanno di esserlo e meritano di stare alla guida del Paese.

E chi pensa male è un fascista berlusconiano. Insomma facciamola questa bella dittatura, ma antiberlusconiana. E siccome siete buoni tutti quelli che non la pensano come voi restino a casa: che fatica votare inutilmente.

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