RomaSì, il teatrino di Sarkò ha fatto infuriare pure lui. Quelle risatine, sostiene Giorgio Napolitano, sono delle «espressioni pubbliche inopportune e sgradevoli», quei frizzi e lazzi sono delle volgarità che lItalia non merita. «Nessuno può fare il commissario». E profondamente ingiusta è anche la «scarsa fiducia negli impegni presi», visti «gli sforzi già avviati e gli elementi positivi della nostra situazione illustrati a Bruxelles». Eppure, spiega il capo dello Stato, adesso tocca fare di più. «Dobbiamo compiere le scelte necessarie per rendere più credibile il nostro impegno ad abbattere il debito e a rilanciare la crescita economica». Il governo deve insomma dare corpo a quelle «nuove decisioni di grande importanza annunciate dal presidente del Consiglio». E cioè, la riforma delle pensioni. Non ci sono alternative.
Lo aspettano a Bruges, dove oggi parlerà al prestigioso Collegio dEuropa. Ma Napolitano rimanda il volo per Bruxelles fino a tarda sera, vuole restare a Roma fino allultimo per controllare direttamente la trattativa. Vista dal Colle, la giornata si snoda in unaltalena di spiragli e chiusure, di contatti e di suggerimenti. Con Palazzo Chigi cè un filo di comunicazione continua. E mentre il Cavaliere negozia con la Lega, il Quirinale spinge perché la lettera dintenti da recapitare ai vertici europei sia la più dettagliata e convincente possibile. Certo, non si possono fare le nozze con i fichi secchi: se la maggioranza non è riuscita a trovare unintesa per un decreto sulle pensioni da varare subito, non resta che un patto per un disegno di legge di riforma previdenziale e sperare che lUe e i mercati si accontentino. Napolitano ci crede poco, però incrocia le dita e sostiene i tentativi del governo. Ma, dice, per avere qualche reale possibilità di riuscita, il documento deve essere concreto e impegnativo. Deve contenere provvedimenti importanti, numeri precisi, date certe. Deve prevedere almeno una stretta sulla pensioni e un piano di dismissioni di beni pubblici.
Da qui linsistenza su Palazzo Chigi. Un pressing, e al tempo stesso una forma di aiuto, che il presidente della Repubblica mette nero su bianco prima di partire per il Belgio. «Al Collegio dEuropa - scrive - ribadirò il profondo convinto attaccamento dellItalia alla storica conquista delleuro e alla causa dellunità europea. La crisi colpisce finanziariamente lintero continente, siamo oggi più che mai tutti sulla stessa barca in un mare in tempesta, ciascuno Paese deve fare la propria parte».
Italia compresa. Napolitano caccia via i fantasmi, i complotti internazionali non esistono. «Nessuno minaccia lindipendenza della nostra nazione o è in grado di avanzare pretese da commissario. Ma da sessantanni abbiamo scelto, secondo la Costituzione e traendone grandissimi benefici, di accettare limitazioni della nostra sovranità, in condizioni di parità con gli altri Stati», delegando le istituzioni della Ue a parlare a nome dei governi e dei popoli».
Siamo in ballo e dobbiamo ballare. Anzi, siamo i fondatori della scuola di ballo e ora «le inopportune e sgradevoli espressioni pubbliche di scarsa fiducia» non ci possono «far perdere di vista la sostanza delle questioni».
Lira di Napolitano: «Nessuno può commissariare lItalia»
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