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«L’ira di Zlatan è colpa mia Avevo detto alla squadra di giocare soltanto per lui»

MilanoIl Richard Mille da più di 200mila euro è ormai sul polso di Massimo Moratti. Nello scambio degli orologi con José Mourinho avvenuto prima della gara, pare sia il presidente ad averci guadagnato. Per una volta, il patron incassa e il tecnico ci perde qualcosa. Anche queste sono cose che si vedono solo all'Inter.
Come vedere un giocatore mandare quasi a quel paese un compagno in piena festa scudetto. Balotelli segna, Ibra si arrabbia. Chiede il cambio, voleva scaraventarlo lui quel pallone in fondo alla rete e diventare il re dei goleador della serie A. Anche Mourinho è dalla sua parte. «La colpa è mia. Nell'intervallo avevo detto alla squadra di giocare per Ibra. Il titolo di capocannoniere è importante non solo per lui, ma per tutta la squadra. Mario però è un ragazzo naif, aveva fame di gol e non ha passato la palla a Ibra. È bravo, va perdonato subito, non si può criticare uno come lui. Ma mi sono arrabbiato anche io sul momento. Preferivo sbagliasse il passaggio piuttosto. E poi l'ho sostituito».
Ibra invece rimane sul terreno di gioco e poi segna pure. «Lui pensava che la squadra non volesse supportarlo nella conquista di questo traguardo. Era un po' frustrato. Avevo un po' di paura che se ne andasse senza dire nulla dal campo. Per fortuna non è successo», dice Mourinho con il sorriso sulle labbra.
Il presidente è più diplomatico. «Fa parte del carattere dell'Inter. Abbiamo una fantastica capacità di complicarci le cose. Comunque succede spesso fra amici, anche in campi meno professionali», dice Moratti. Lo screzio Ibra-Balotelli non rovina la festa scudetto, ma forse apre giusto una piccola crepa nel mosaico del giorno perfetto del presidente. Anche perché Moratti è ottimista sul futuro del campione svedese. «Credo e spero che rimarrà. Sia chiaro, il suo carattere non cambierà. Lui è fatto così e resterà sempre così».
Ibra è il centravanti di oggi. Milito quello di domani. Anche Mou si sbottona. «Non siamo distanti da prendere Diego dal Genoa». Molto più di un indizio. Praticamente una conferma. Il resto del piano mercato del portoghese è noto. Un difensore capace di impostare il gioco, un centrocampista di qualità e forse un altro attaccante. «Ma questo sarebbe un extra», precisa l'allenatore.
Moratti invece si chiude a riccio. Milito? «Non so nulla. Leggo sui giornali che ci sarebbe una trattativa avanzata, ma a me non risulta». Mourinho mezzo smentito. Il resto del mercato? «Non aspettatevi grandissimi nomi. E sarà così in tutta Europa. I valori sono cambiati. Chi compra bisogna che impari anche a vendere». Qualche incongruenza Moratti-Mou c'è. Ma forse è solo dovuta ai postumi della sbornia scudetto.
Anche perché il presidente non manca di coccolare il suo tecnico di successo. «Non è per niente antipatico. Dovreste sentire che discorso fantastico ha fatto alla squadra prima della partita. E poi non era facile dare stimoli ai giocatori dopo i successi degli ultimi anni. Lui ci è riuscito», spiega Moratti. Il futuro del allenatore di Setubal non è un mistero. «Resterò qui almeno un altro anno per provare a vincere la Champions», dichiara Mou ai giornalisti portoghesi. Anche perché non è nel suo stile andar via senza aver completato in pieno la missione. «Sarebbe troppo facile venir qui, vincere al primo anno e andar subito via», precisa poi.
Insomma il presidente e il suo allenatore andranno a braccetto ancora per un bel po'. Chissà se anche Ibra e SuperMario riusciranno ad andare d'accordo per un altro anno.

O almeno a sopportarsi senza gesti plateali.

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