«L’Italia non sapeva del sequestro dell’imam»

Il governo: «Mai autorizzato azioni d’intelligence come quella che ha coinvolto il religioso islamico»

Emanuela Fontana

da Roma

Proprio mentre il Washington Post usciva in edicola con un articolo che proietta nuove ombre sul rapimento dell’imam Abu Omar, il ministro Carlo Giovanardi scandiva in aula alla Camera e al Senato: «Il governo italiano non sapeva nulla del progetto di sequestro del religioso musulmano da parte della Cia». E sull’argomento, il presidente del Consiglio Berlusconi ha convocato l’ambasciatore americano Mel Sembler, che dovrebbe vedere oggi stesso.
È iniziata in salita ieri mattina l’audizione di Giovanardi, perché, prima ancora che all’opposizione, doveva rispondere alle indiscrezioni che il WP, tradizionalmente vicino alle «gole profonde», ha pubblicato ieri: ossia che prima di far sparire l’imam, la Cia avvisò «la controparte italiana», un piccolo numero di persone - scrive il Post - «sicuramente non il magistrato milanese». La controparte sarebbe dunque stata consultata sul modus operandi del rapimento dell’imam, avvenuto il 17 febbraio del 2003. Un sequestro catalogato tra i misteri per due anni, fino a quando la Procura di Milano è uscita allo scoperto chiedendo e ottenendo tredici ordinanze di arresto per altrettanti agenti della Central intelligence agency, che avrebbero prelevato Omar per portarlo in Egitto e interrogarlo sotto tortura.
Notizie «false», nessuna complicità, ha detto Giovanardi in aula. E il governo «è in grado di dimostrarlo». Il sequestro, ha risposto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, «non è mai stato portato a conoscenza del governo della Repubblica e delle istituzioni nazionali. Conseguentemente - ha aggiunto - non è ipotizzabile che sia mai stata autorizzata qualsiasi operazione di questo tipo né il coinvolgimento nella stessa degli apparati italiani». Il «portavoce» del governo ha anche precisato che Berlusconi «ha già convocato l’ambasciatore americano», che «probabilmente nella giornata di domani (oggi, ndr) si recherà a Palazzo Chigi». È la seconda convocazione nel palazzo del governo in pochi mesi per Sembler: la precedente fu per il caso Calipari.
Da Milano, Berlusconi ha risposto alle domande dei giornalisti, chiarendo che preferisce «prima incontrare» l’ambasciatore per poi dire «come è andato il colloquio». Sul fatto che l’Italia non fosse a conoscenza del piano di sequestro della Cia, ha confermato: «Questa è la situazione». Dagli Stati Uniti è arrivata la risposta del consigliere per la Sicurezza nazionale Steve Hadley: gli Usa «non hanno commenti da fare, è un problema che riguarda la giustizia e che sarà portato avanti attraverso i canali appropriati».
Nella sua audizione, Giovanardi aveva aggiunto che il governo prenderà, se è il caso, «le azioni più appropriate e consone per la salvaguardia della nostra sovranità nazionale e delle prerogative ad essa collegate». Gli agenti raggiunti dall’ordine di arresto «in qualche caso erano noti ad autorità di governo, come, ad esempio, un soggetto che è stato indicato come responsabile in passato di un ufficio consolare straniero in Italia».
Anche il verde Paolo Cento ammette che la convocazione di Sembler «è un gesto forte», ma l’opposizione, non soddisfatta, punta l’indice soprattutto sul premier: secondo il diessino Luciano Violante toccava «a Berlusconi riferire in aula. Non abbiamo capito cosa c’entri il ministro per i Rapporti con il Parlamento». Massimo Brutti, responsabile giustizia della Quercia, chiede l’immediato intervento del Copaco, il comitato parlamentare di controllo sui servizi. E dal Copaco, l’ex ministro Maurizio Gasparri e ora vicepresidente della commissione, assicura che verrà presto fissata un’audizione «per approfondire» la vicenda: «Il governo esige chiarezza. Non siamo mai stati alleati subalterni degli Usa, ma alleati leali che svolgono una funzione importante».
Non basta: le dichiarazioni di alcuni esponenti del centro-sinistra rimangono pesantemente accusatorie.

Per il responsabile sicurezza della Margherita Giannicola Sinisi il «silenzio» del governo è «omertoso», mentre Luigi Balabarba, capogruppo di Rifondazione in Senato, sostiene che le autorità italiane non possono ammettere di essere state a conoscenza del piano della Cia «perché ciò viola la Costituzione, le leggi italiane e i trattati internazionali. Giovanardi - attacca - è un bugiardo». Attacchi «pretestuosi e strumentali», ribatte il vicecoordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto.

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