L’oligarchia elettorale

Finalmente anche una voce autorevole come quella della Conferenza Episcopale ha chiesto l'introduzione del voto di preferenza. Lo ha detto, chiaro e forte, Monsignor Bertoni segretario generale della Cei nella conferenza stampa presso la Radio Vaticana a conclusione del Consiglio Generale dei vescovi italiani. I lettori sanno come da 14 anni denunciamo il sistema maggioritario, l'abolizione del voto di preferenza e il premio di maggioranza. Bisognerebbe andare a rileggere le cronache dei primi anni Novanta per capire chi generò quel vulnus democratico con l'intento di consegnare il governo del Paese nelle mani della peggiore sinistra italiana quella comunista di Occhetto. Rileggere quelle cronache lontane sarebbe utile perché vi troveremmo come sostenitori di quelle follie istituzionali esponenti autorevoli del mondo finanziario ed economico, direttori di alcuni grandi giornali e quell'onda referendaria divoratrice del tessuto democratico del Paese sapientemente alimentata da «manine» interessate. Troveremmo, però, anche una iniziativa che vide insieme nel 1998 Berlusconi, Andreotti, Bossi e Bertinotti nel sostenere il ritorno al sistema proporzionale e al voto di preferenza. Anni difficili, quelli dal 1994 ad oggi, durante i quali le nostre continue denunce sul sistema maggioritario e sull'abolizione del voto di preferenza venivano derise e, nel migliore dei casi, ritenuti onirici richiami nostalgici. Oggi la voce della Conferenza Episcopale dà un giudizio netto e chiaro affermando che ci troviamo dinanzi ad una deriva oligarchica per la quale deputati e senatori non sono più eletti ma solo nominati. La sinistra ci dirà che è tutta colpa di questa legge elettorale voluta dal centro-destra dimenticando che il sistema elettorale precedente, quello introdotto nel 1993 e che passa sotto il nome di Mattarellum, già prevedeva per il 25% la lista bloccata e per il 75% quel sistema dei collegi uninominali che era una versione solo più sofisticata ma altrettanto autoritaria della nomina dei deputati e dei senatori. In almeno due terzi dei casi, infatti, già si conoscevano i collegi sicuri, per l'uno e per l'altro schieramento. È stato così che in questi tre lustri è cresciuta una gravissima questione democratica della quale nessuno parla. Anzi, molti l'aggravano. A noi non piace, ad esempio, la progressiva criminalizzazione dei parlamentari ritenuti «pupi» privilegiati e nullafacenti e contro i quali viene aizzata la pancia del Paese. A noi non piace che il giovane Floris a Ballarò equipari, mentendo, gli stipendi dei parlamentari con quelli degli operai e degli insegnanti per i quali esiste, naturalmente, una drammatica questione salariale che andrebbe rapidamente affrontata. Avremmo preferito il confronto tra gli emolumenti dei parlamentari e quelli di dirigenti di medie aziende o di magistrati con quindici anni di anzianità o di dirigenti bancari o con quelli percepiti dallo stesso Floris. Parliamo di stipendi veri non della diaria o dei quattromila euro per i portaborse che quando vengono utilizzati correttamente non sono sufficienti a mantenere una minima attività politica nel proprio collegio. Sappiamo di fare un discorso impopolare, ma la devozione verso i nostri lettori è pari a quella verso la democrazia. Chi ieri ha voluto che i parlamentari non fossero più eletti ma nominati al pari di funzionari pubblici, oggi li massacra perché sa che questa è la via attraverso la quale si consolida quel potere oligarchico che Monsignor Bertoni denuncia con fierezza civile. E il dramma è che quei parlamentari non eletti ma nominati, privi come sono del consenso popolare, non hanno la forza politica per reagire. Anzi, il giovane pensionato Veltroni cavalca quell'onda scellerata e autoritaria dei demagoghi da cortile. Un consiglio e un accorato avvertimento. Il primo. Quando sentite le voci di questi demagoghi andate a confrontare le loro dichiarazioni dei redditi e i loro stati patrimoniali e capirete chi sono, come ha dimostrato il nostro giornale. Il secondo.

Il Parlamento per la democrazia di un Paese è come la salute per ciascuno di noi, si avverte la sua importanza quando non c'è più. Le parole di Monsignor Bertoni hanno finalmente aperto il dibattito sulla grande questione democratica e, da oggi in poi, sarà difficile per tutti ignorarlo.
Geronimo
ilgeronimo@tiscali.it

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