L’ombra della ’ndrangheta ora è una pista

Rosarno (Reggio Calabria)La ’ndrangheta dietro la protesta è tutt’altro che una cosa remota. È un’ipotesi, una pista possibile. Che le ’ndrine della piana gestiscono gli affari illegali e quindi anche l’immigrazione è una cosa risaputa. Infatti sono tante le inchiesta anche negli anni scorsi che hanno portato in carcere imprenditori e caporali stranieri in queste zone. L’ultima meno di un anno fa.
Il procuratore capo di Palmi Giuseppe Creazzo ieri mattina incontrando i giornalisti ha detto: «Allo stato attuale delle indagini non ci sono elementi che consentano di dire che dietro la rivolta degli immigrati di Rosarno e le violenze degli abitanti che ne sono seguite, vi sia “qualcosa di organizzato” da parte della ’ndrangheta». Poi è lo stesso procuratore capo che chiarisce: «Ma non può essere escluso che “in una determinata fase” della guerriglia durata 48 ore vi possa essere stato qualcosa di preordinato». Quindi si continua a lavorare a 360 gradi, per tentare di arrivare ad avere un quadro completo della situazione che a Rosarno in meno di 12 ore è scappata di mano a tutti.
Il prefetto di Reggio Calabria, insediatosi proprio in questi giorni, Luigi Varratta non esclude un coinvolgimento della ’ndrangheta anche se però va molto cauto: «Non lo posso escludere - spiega - ma al momento è una valutazione che non posso fare. Certo è che è una ipotesi che sicuramente è stata presa in considerazione a livello investigativo, ma adesso non possiamo dire se è stata concreta e realizzata». Quindi anche il rappresentante del governo a Reggio è convinto che non sia certo da escludere l’intrusione della ’ndrangheta in questa triste vicenda.
Intanto ieri mattina in un incontro tra investigatori e magistrati è stato fatto un punto della situazione. Infatti è stato deciso di acquisire le immagini registrate dalle circa 400 telecamere installate nella piana di Gioia Tauro grazie ai finanziamenti del Pon sicurezza. Con la visione delle immagini inquirenti ed investigatori sperano di avere un quadro più chiaro di quanto accaduto, per mettere a fuoco le diverse situazioni che si sono verificate ed individuare chi e perché si è reso protagonista prima della rivolta e successivamente delle violenze contro gli immigrati.
Un primo contributo all’inchiesta, intanto, è già arrivato proprio dalle telecamere fisse, che hanno consentito di chiarire i contorni dell’aggressione di Antonio Bellocco - figlio di un esponente di spicco del clan che assieme ai Pesce controlla il territorio di Rosarno - ad un immigrato che era stato fermato dai carabinieri.
Nel video si vede Bellocco, a bordo di un’auto, passare vicino ad un immigrato che ha in mano un bastone, al quale i carabinieri stanno dicendo di abbandonarlo. Dopo pochi metri, però, l’auto fa un’inversione, Bellocco scende e tenta di aggredire prima l’immigrato e poi anche i carabinieri.

Nel pomeriggio poi il Gip di Palmi ha anche convalidato il fermo dei tre italiani arrestati durante i disordini, disponendo per loro la custodia cautelare in carcere. E sempre nel pomeriggio di ieri i cittadini di Rosarno hanno sfilato in silenzio per protestare contro i media per essere stati giudicati razzisti.

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