La protesta lascia le piazze e si trasferisce nei luoghi del sapere. Dopo le aule occupate, le lezioni all’aperto, i cortei e le uova lanciate contro i palazzi delle istituzioni, l’Onda anomala adesso sfida musei, cinema, teatri e gallerie d’arte. Scandendo il suo nuovo slogan: «Noi la cultura non la paghiamo».
Questa mattina i collettivi universitari in mobilitazione contro i tagli del decreto Gelmini si sono dati appuntamento all’ingresso dei principali luoghi di cultura milanesi: teatri, cinema, gallerie d’arte e musei, appunto. L’obiettivo è ottenere biglietti gratuiti per poter assistere a mostre e spettacoli che i cittadini comuni di solito pagano caro. Una prova generale che anticipa di due giorni il grande sciopero nazionale di scuola e università in programma venerdì mattina e indetto da Cobas, Cub e Sdl per chiedere al governo di modificare la legge 133. «Il sapere, la cultura e l'arte sono beni comuni - spiegano i rappresentanti dell’Onda -, siamo noi studenti a costruirli nelle aule delle università e delle accademie. Per questo rivendichiamo che siano accessibili a tutti». Cosa che, del resto, i collettivi avevano fatto già fatto lo scorso 28 novembre quando una cinquantina di studenti dell’Accademia di Brera, accompagnati da un professore, avevano improvvisato un blitz a Palazzo Reale per assistere gratuitamente alla mostra di Magritte. Fra lo sconcerto dei visitatori. È ancora una volta l'Accademia il cuore della mobilitazione. Come testimoniano i volantini esposti sulle pareti di via Brera: «Bloccheremo la città: musei, cinema e teatri di Milano». E ancora: «Riprendiamoci la cultura». «L’accumulazione continua del sapere viene messa a valore economicamente - continuano a spiegare i portavoce l’Onda -, così produce profitto per altri mentre gli studenti lavorano gratuitamente. Sono precari, fanno stage senza essere pagati e non hanno neanche il diritto di usufruire gratis degli strumenti necessari per studiare e vivere in modo dignitoso: dai libri ai musei, fino ai buoni pasto e alle case».
E allora, per far sentire la loro voce, i ragazzi in protesta hanno deciso di prenderseli con la forza quei biglietti omaggio che considerano un diritto negato. «Per fortuna a scendere in piazza sarà solo una minoranza - prevede Francesco Fornasieri, rappresentante della lista Studenti per l'Accademia -. Queste forme di mobilitazione sono inutili e dannose. L’università ha problemi seri, ma per risolverli sarebbe meglio discutere con persone che abbiano la competenza per spiegare in che modo migliorare le cose e, soprattutto, cosa c’è dietro la riforma del ministro Gelmini, perché la maggior parte degli studenti non la conosce».
Il pensiero va all'incontro organizzato dai ragazzi di Obiettivo studenti della Statale con il rettore Enrico Decleva. «Iniziative come quella sono sicuramente più intelligenti - prosegue Fornasieri -, ma scendere in piazza e minacciare di bloccare la città non serve a nulla.
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