«L’orario ridotto migliorerà la scuola»

(...) «Intanto l’idea che la riforma sia dettata solo da ragioni economiche mi pare riduttivo».
Cioè?
«Se è vero che l’aspetto economico concorre alla riduzione delle ore di lezione, allora si può dire che l’aumento progressivo dell’orario che si è avuto negli ultimi 30 anni era dovuto allo stesso identico motivo: economico. Bisognava ricavare più posti per gli insegnanti».
In Italia conta di più l’economia che l’educazione?
«No, vale il contrario, l’esigenza fondamentale cui la riforma risponde, è rendere “umano” l’orario scolastico, soprattutto per gli istituti tecnici e professionali».
Com’è la situazione?
«La quantità di tempo che gli studenti trascorrono a scuola secondo me è disumana: si parla infatti di orari che oscillano dalle 34 alle 38 ore settimanali ma che diventano addirittura 44 in certi licei artistici sperimentali».
E dire che trascorrere 32 ore alla settimana a scuola, cui dobbiamo aggiungere i tempi di trasporto, è un impegno già gravoso. Senza contare che...
«I detrattori della riforma, tanto attenti a criticare i tagli al tempo scuola, non hanno fatto bene i conti. In molte scuole i docenti hanno organizzato lezioni da 50 minuti, nessuno in realtà trascorreva sui banchi 36 ore da 60 minuti. Facendo due conti, 32 ore alla settimana per 60 minuti non si discosta molto da 36 ore di 50 minuti, anzi».
Veniamo alla filosofia ispiratrice del taglio del tempo scuola
«Il taglio orario previsto dal ministro si basa su studi internazionali secondo cui un maggior numero di ore sui banchi non implica una maggiore produttività, anzi, una qualità minore. I ragazzi non riescono a mantenere alta la concentrazione, come è ovvio, oltre un certo tempo. Questo vale in generale»
E poi c’è il tempo da dedicare allo studio...
«Impossibile - giustamente - per un ragazzo che frequenta l’istituto tecnico e che magari esce di casa alle 6 del mattino e rientra alle 19 pretendere che studi la sera».
Nello specifico?
«Se vogliamo qualificare il livello dell’insegnamento tecnico e professionale, a maggior ragione bisognerà lasciare agli studenti anche il tempo per riflettere su quanto appreso. L’apprendimento richiede anche un tempo per la riflessione, l’assimilazione dei contenuti, che permetta di trasformare la conoscenza in competenza. Non solo, oggi la scuola non ha più il compito di trasmettere la conoscenza, che viene veicolata anche da altri mezzi, ma di sistematizzare il sapere. È il luogo dove si dà significato ai saperi che gli studenti hanno acquisito. Ecco allora che i ragazzi avranno bisogno di un tempo personale da dedicare alla riflessione».


Inevitabile il confronto con l’Europa
«Nella maggior parte dei Paesi europei, a scuola si trascorrono 30 ore alla settimana, così come più breve è il calendario scolastico: 170 giorni in Finlandia contro i 200 in Italia. I risultati, secondo i recenti studi Ocse, dicono che in questi Paesi il livello dell’apprendimento è superiore».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica