L’Uci scopre la «bici a motore». Dopo aver letto il Giornale

Aigle (Svizzera) Non bastava il doping tradizionale, quello a base di farmaci che ha già allungato ombre su successi già in bacheca e presunti campioni del futuro. Ora il ciclismo rischia di precipitare nella spirale di un inganno simile, meno rischioso per la salute degli atleti ma ugualmente grottesco. Allertato dalle voci che si sono rincorse negli ultimi periodi il presidente dell’Unione ciclistica internazionale, Pat McQuaid, ha deciso di fare luce sul «doping meccanico», ovvero sulla possibilità che alcuni corridori possano barare aiutandosi con l’impiego di motori alimentati a batteria abilmente nascosti nei telai delle biciclette. McQuaid ha spiegato ad Associated Press che l’argomento è in agenda per l’incontro di routine in programma lunedì tra l’Uci e i rappresentanti dell’industria ciclistica.

«Stiamo studiando la situazione», ha spiegato il presidente della federazione internazionale, che ha già contattato l’ex ciclista Davide Cassani, da anni impegnato come commentatore per la Rai. Cassani ha affermato di avere provato una bicicletta motorizzata in grado di aiutare illegalmente i ciclisti.

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